CULTURA

Vinicio Berti a cento anni dalla nascita. Note a margine.

Si dice “che parlino male, purché ne parlino”, ma non sempre funziona così. Firenze dimentica spesso i suoi figli e poi tenta maldestramente di porre rimedio, quando la toppa è peggio del buco. Non fanno eccezione le celebrazioni fatte a denti stretti, come il recente, striminzito omaggio a Vinicio Berti nel centenario della nascita. Abbiamo assistito a discussioni più o meno agiografiche sulla figura dell’artista, ma senza particolari approfondimenti tematici e storici. Il gruppo chiamato Astrattismo classico, ideato da Berti e costituito, tra il 1948 e il 1950, insieme agli artisti Brunetti, Monnini, Nativi e Nuti, provenienti dalla più ampia compagine di Arte d’oggi, si collocava comunque sulla linea della giovane ricerca non figurativa del dopoguerra, con Forma, Movimento Arte Concreta, il Gruppo Sud.

Con le mostre Arte astratta in Italia, a Valle Giulia, e all’ Art Club di Torino nel 1948 si stabilì un filo rosso di continuità nell’esperienza astratta dal Nord al Sud del Paese: i vincoli all’espressione artistica e le conseguenti difficoltà portarono negli anni ’50 molti artisti italiani a solidarizzare ed a raggrupparsi, per difendere e sostenere le proprie aspirazioni: il gruppo di artisti milanesi MAC, rappresentò un primo riferimento di raccordo e di autopromozione. Ma subito prese corpo anche l’equivoco basato su una malintesa fede nella forza rivoluzionaria del Partito Comunista, il quale, anziché appoggiare le energiche e innovative istanze degli astrattisti, prese una posizione duramente critica nei confronti dell’astrattismo tout court. Questo per sottolineare la portata del divario culturale che stava alla base della (ormai risaputa) boutade secondo cui Togliatti, visitando a Firenze la grande mostra che accomunava giovani e meno giovani astrattisti italiani ed europei, in Palazzo Strozzi ironizzò sulla loro capacità di fare della “vera pittura”.

Diversi errori, fatti da Berti e su Berti, hanno pesato sulla valutazione dell’artista e non si rimedia con frasi d’occasione. Allora, quando si parla di questo artista di rilievo, energico propugnatore di un linguaggio che voleva rinnovare l’esperienza visiva nel rapporto forma- spazio, bisogna contestualizzare la sua figura al di là delle testimonianze personali e dire anche che la sua intransigenza, documentata dai verbali delle riunioni di gruppo, aveva in qualche modo limitato le relazioni con gli altri raggruppamenti di artisti. Bisogna dire che fu Corrado Cagli (eppure inviso da Berti perché riabilitato dal suo coinvolgimento col regime da Antonello Trombadori) a fornire le premesse per il ciclo di mostre dei giovani astrattisti fiorentini in Europa, bisogna parlare della sua curiosità onnivora che lo portava ad approfondire le teorie marxiste, ma anche a informarsi sulle teorie delle particelle atomiche traendone personalissime e originali riflessioni.

In considerazione e al di là di tutto questo, Astrattismo classico, al netto della indiscutibile, e per certi versi superiore ad altri, qualità pittorica, rimase un epifenomeno, auto isolandosi anziché promuovendosi (con l’aggravante del taglio netto con gli altri movimenti e con l’intero establishment artistico dato dal testo Fine dell’astrattismo). Meglio sarebbe, quindi, abbandonare le solite lamentazioni “alla fiorentina” e ridefinire una volta per tutte il profilo storico non solo di Berti, ma di tutto il gruppo che ha pari dignità dei “colleghi” di Torino, Milano, Roma e Napoli.

Piero Santi, scrittore e acuto critico d’arte, fondatore della nota galleria fiorentina L’Indiano, promotore negli anni Sessanta della Biennale di arte grafica internazionale a Firenze, una volta scrisse “o si fa arte o si fa mercato”. Nel tempo si è visto che non era così, e sebbene oggi il mercato abbia una preminenza schiacciante sull’ arte, possiamo comunque, con saggezza, fare sia arte che mercato e dare finalmente a Berti (e non solo) ciò che è di Berti.

Nicola Nuti

Alessandro Lazzeri

GazzettaToscana.it è un quotidiano online di cronaca indipendente sui fatti che circondano la zona della Toscana.

Articoli Correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Pulsante per tornare all'inizio