Storia. Museo della Collegiata di Empoli
Museo della Collegiata di Empoli.
Si può considerare uno dei musei ecclesiastici di fondazione più antica, almeno in Toscana; più antico del museo dell’Opera del Duomo di Firenze, inaugurato nel 1891, più antico anche del museo della cattedrale di Siena, istituito nel 1870. La nascita del museo della Collegiata di Empoli si colloca infatti nei mesi a cavallo fra il 1859 e il 1860, nel pieno dei moti unitari e della guerra per l’indipendenza nazionale. Il 29 giugno 1859, quasi all’indomani delle giornate di Solferino e San Martino, il magistrato dell’Opera di Sant’Andrea chiedeva al Governo Provvisorio di Toscana un sussidio per il restauro e l’ingrandimento della chiesa. Viene concesso il contributo di Lire 5.040 con l’obbligo di destinarlo al restauro e alla salvaguardia delle antiche opere d’arte conservate nella chiesa. Tant’è che già il 13 febbraio del 1860 si comunicava al Ministero che il luogo destinato all´istituenda Pinacoteca era stato individuato nell’antica compagnia di San Lorenzo, situata a contratto ed a fianco della Chiesa. Così fu concepito e prese forma il Museo di Empoli, nei mesi radiosi e tumultuosi della seconda guerra d’Indipendenza. Il ministro degli Affari Ecclesiastici del Governo Provvisorio, che volle l’istituzione del museo e lo finanziò con tanta solerzia, fu l’avvocato Vincenzo Salvagnoli, empolese di antica famiglia con tanto di cappella in Collegiata. La raccolta di opere aumentò grazie all’inserimento di opere d’arte di proprietà ecclesiastica prelevate dal territorio empolese oltre a quelle frutto di generose donazioni di famiglie locali, quali i Bogani, i Giannoni, i Del Vivo, i Gozzini e i Romagnoli. Il locale fu in seguito raddoppiato tanto che le sale del museo divennero due. A Vincenzo Lami, che ne curò la prima sistemazione, seguì Guido Carocci, che rinnovò la disposizione, avendo anche un valido collaboratore nel canonico Gennaro Bucchi , oltre a compilare il primo catalogo scientifico. Contributi notevoli alla conoscenza delle opere d’arte della raccolta portarono soprattutto gli studi del Muntz, del Poggi, del Selmi, e del Giglioli. Il critico tedesco Eugene Muntz la definì una “vera galleria di primitivi” che può far invidia a più di una grande città”. Primitivi intesi come gli artisti più rappresentativi dell’alto Medioevo, cioè del XIII° fino a tutto il XV°secolo, che è in buona sostanza, la stagione più prolifica della pittura moderna.
Nella notte tra il 24 e 25 luglio 1944 un bombardamento senza precedenti distrusse quasi per intero il complesso della Collegiata insieme ai locali della Pinacoteca. La millenaria chiesa di Sant’Andrea fu scoperchiata e gli affreschi settecenteschi del soffitto polverizzati per sempre, il campanile (gloria di Empoli e simbolo di orgogliosa presenza per i paesi del medio Valdarno e della Valdelsa fiorentina) ridotto ad un cumulo di macerie dalle truppe tedesche in ritirata, il chiostro, le cappelle e gli altari lacerati dalle granate e bruciate. Per fortuna le opere d’arte mobili non avevano subito danni in quanto furono trasportate nei depositi della Sovraintendenza. Fu così possibile, conclusa la fervida stagione della ricostruzione postbellica, riaprire la Pinacoteca dal 1956, i cui interventi di restauro sulle opere d’arte furono eseguite da Umberto Baldini. L’ultimo intervento di restauro della Pinacoteca di Empoli risale al 1990 ad opera di Rossana Caterina Proto Pisani della Sopraintendenza dei Beni Artistici e storici di Firenze.