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Report. L’allarme Ocse: “In Italia digital transformation ancora lontana”

Il nostro Paese è quart’ultimo nella classifica mondiale per l’utilizzo di Internet. Posizioni di coda anche per l’istruzione online. Il 90% degli italiani non ha mai utilizzato il telelavoro

Ecco il digitale, il frutto più saporito dell’era tecnologica. Ma non per noi. Un corposo studio dell’Ocse, che ha cercato di capire chi e come sta cogliendo i vantaggi della trasformazione digitale e dell’era cibernetica, evitandone al tempo stesso i rischi, è portatore di cattive notizie per l’Italia. Il nostro Paese è infatti quasi sempre in fondo alle classifiche digitali in cui altri paesi invece svettano.  Invece, Italia, Ungheria, Cile e pochi altri sono quelli “più esposti ai rischi della trasformazione digitale che non a coglierne i benefici”. Dall’altro lato ci sono Finlandia, Canada, Svizzera, Norvegia, Corea del Sud, Nuova Zelanda. In questo Paesi invece, secondo l’Ocse, gli abitanti sanno trarre vantaggio dall’era cibernetica e proteggersi dai pericoli.

«Le tecnologie digitali – ha dichiarato a proposito del rapporto il segretario generale dell’Ocse Angel Gurría – hanno cambiato radicalmente e rapidamente il modo in cui lavoriamo, consumiamo e comunichiamo. Garantire questa trasformazione migliora anche il nostro benessere, affrontando questioni come l’uguaglianza digitale, l’alfabetizzazione e la sicurezza».

Intanto, uno dei primi segnali negativi, che fa da apripista agli altri problemi, è il basso uso di Internet, inferiore a quasi tutti gli altri: siamo quartultimi, con un uso del 73% rispetto a una media dell’83%. Inoltre, anche quando c’è uso, è la maggior parte delle volte poco sofisticato e orientato a una sola attività.

“I dati sull’utilizzo di Internet da parte degli italiani fotografano una condizione effettivamente allarmante: dobbiamo accompagnare i nostri utenti in un percorso di educazione digitale, che parte necessariamente dal mettere a disposizione del nostro Paese le giuste infrastrutture, in tutte le aree, anche e soprattutto quelle in speed divide – commenta Luca Spada, Presidente e Fondatore di Eolo -. Dobbiamo infatti garantire il diritto alla connessione tenendo al centro la persona con lo scopo di migliorare la qualità della vita e puntando a sostenere la crescita dei territori sostenendo la digital transformation”

L’Italia è al secondo posto dopo la Slovenia, per la disparità di uso, cioè per la differenza di utilizzo tra i pochi “fast adopters” e la popolazione nel suo insieme. In generale mancano le competenze Ict, come dimostra anche quel 36% di insegnanti di scuola secondaria (il dato più elevato dall’Ocse a fronte di una media del 20%) che ritiene necessario sviluppare le proprie conoscenze nel settore digitale ai fini dell’insegnamento.

Posizioni di coda anche per l’istruzione online, pari solo al 5% contro una media Ocse superiore al 10%. Del resto, le competenze digitali in Italia comportano minori soddisfazioni in busta paga rispetto ad altri Paesi (+1,7% paga oraria contro +3% Ocse). Solo tre italiani su dieci fa uso dell’e-commerce, contro la media Ocse del 50%. L’Italia è alla posizione numero 29 su 36 Paesi Ocse per l’occupazione nel settore information technology ed è al tempo stesso nona por i posti ad alto rischio di automazione (15%) o a significativo rischio (35,5%). La Penisola è poi nella retroguardia per la ricerca online di posti di lavoro (solo il 13%, con un forte divario tra i livelli di istruzione degli utenti).

Il tele-lavoro, che dovrebbe aiutare a conciliare vita privata e occupazione, resta un miraggio per gli italiani: oltre il 90% non ne ha mai usufruito, fa peggio solo la Turchia. Sul fronte della salute, l’uso estremo di internet da parte di bambini e ragazzi (notoriamente dannoso) è attorno alla media Ocse (24%). Fondo classifica, invece, per gli appuntamenti medici online (7%, meno della metà della media Ocse) e l’uso online delle informazioni mediche (penultimo posto Ocse). Inferiore ai maggiori Paesi la disponibilità ed accessibilità di dati governativi (Open Government) e penultimo posto per l’utilizzo di servizi di e-government (solo il 25%, metà della media Ocse). Per gli abusi di privacy online, l’Italia è invece al quarto posto: il 4,1% delle persone afferma di esserne stato vittima nel 2017 (3,5% del 2010) contro una media Ocse del 3%. Conclusione: l’Italia è all’ultimo posto in Europa per l’aumento della soddisfazione nella vita legato all’accesso a Internet.

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Franca Ciari

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