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Patrizia la Fonte in “Donna Bisodia e i santi inventati”

PATRIZIA LA FONTE, MAESTRA DEL TEATRO ITALIANO, GIOCA CON LA TRADIZIONE POPOLARE DELLA FARSA TOSCANA IN “DONNA BISODIA E DI SANTI INVENTATI”
Lo spettacolo in scena al Teatro di Cestello da sabato 2 dicembre

Apre in allegria il dicembre del Teatro di Cestello, sabato 2 alle 20,45 e domenica 3 alle 16,45, con il talento di una Maestra della scena italiana, Patrizia la Fonte, che, fiorentina di nascita, torna nella sua città omaggiandone la rinascimentale anima popolare, nell’ultima commedia, da lei stessa scritta, “Donna Bisodia e i Santi inventati”. Un brillante intreccio che amalgamando sapientemente giochi, scherzi e lazzi, trasporta lo spettatore nella tradizione orale seicentesca, ove sedevano paciosamente gomito a gomito sacro e profano. Coadiuvata dall’interpretazione di Giuseppe Palasciano, nelle vesti di un abate laico, e dal sottofondo dei flauti e delle percussioni di Ugo Galasso, l’istrionica protagonista indosserà panni e gorgiera di Monna Detta, una vedova benestante ma di estrazione semplice, per narrarci, fatti alla mano, la vera storia di Donna Bisodia, santa molto venerata nelle campagne toscane, ma nata da uno svarione sul latino del Pater noster, come ben spiegato da una novella di Franco Sacchetti, autore fiorentino del basso medioevo. Tra battibecchi e canzoni, filastrocche e proverbi l’abate Guilberto cercherà di dissuadere la credulona signora dalla devozione verso santi di fantasia popolare e dalla pratica di proverbi, detti e confortanti giaculatorie, non certo ammesse dalla ritualità canonica. Il confronto tra i due darà vita e vitalità a un’infinità di storie, novelle, rispetti e dispetti in uno scorcio toscano del 1634, giust’appunto poco dopo la peste di manzoniana memoria. Non sarà facile per l’abate distogliere Monna Detta dalle infallibili filastrocche contro i malanni o dai santi inventati: ci vorrà alla fine proprio “Santa Pazienza”. Il testo di Patrizia La Fonte si apre serenamente a un teatro di evasione, pur se sviluppato in un ambito colto. Nello spettacolo si intrecciano canzoni popolari, ispirate alle sonorità antiche, ma non necessariamente coeve, tanto che vi troverà spazio anche un omaggio all’indimenticato Riccardo Marasco, che delle narrazioni e arie tradizionali toscane fu l’ultimo cultore, nonché ultimo grande cantastorie.

Prenotazioni: 055.294609 oppure, anche via WhatsApp 392.2669655 o via mail a prenotazioni@teatrocestello.it 

comunicazione Teatro di Cestello)

Redazione

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