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“La Strada di Federico Fellini ha avuto una grande influenza su di me. Del cinema italiano oggi mi piacciono i film di Nanni Moretti”: il regista coreano Lee Jong-pil presenta in prima italiana a Firenze il suo Escape, storia di fuga e libertà tra Nord e Sud Corea

“La Strada di Federico Fellini ha avuto una grande influenza su di me. Del cinema italiano oggi mi piacciono i film di Nanni Moretti”:
il regista coreano Lee Jong-pil presenta in prima italiana a Firenze il suo Escape, storia di fuga e libertà tra Nord e Sud Corea

Il regista ha incontrato oggi la stampa nell’anteprima della 23a edizione del Florence Korea Film Fest, a Firenze da domani al 29 marzo: l’ospite sarà in sala giovedì 20 marzo alle 21 al cinema La Compagnia per presentare il suo ultimo lavoro, storia di un militare nordcoreano che sogna una vita migliore in Corea del Sud: “Ma l’ispirazione viene dalla fuga di giovani africani in Europa”

Firenze, 19 marzo – “La Strada di Federico Fellini ha sicuramente avuto una grande influenza su di me. Degli autori contemporanei italiani mi piacciono molto i film di Nanni Moretti”, queste le parole del regista coreano Lee Jong-pil, ospite della 23a edizione del Florence Korea Film Fest, la rassegna che presenta il meglio della cinematografia sudcoreana, in programma a Firenze da domani al 29 marzo. Il regista sarà in sala proprio giovedì 20 marzo alle 21 al cinema La Compagnia, per presentare il suo ultimo lavoro “Escape” in prima italiana, storia di un militare nordcoreano che sogna una vita migliore in Corea del Sud.

“Lo scenario si ispira a una storia realmente accaduta, di questo soldato nordcoreano che alla fine muore ucciso da uno sparo d’arma da fuoco mentre tentava di oltrepassare il confine verso il Sud”, racconta Lee Jong-pil, a proposito del film, che si svolge nella zona demilitarizzata coreana (ZDC), barriera di confine che divide a metà la penisola coreana, dove il sergente protagonista viene colto mentre tenta la fuga al Sud. “Invece la mia ispirazione registica viene dalla notizia di due giovani africani che si sono infiltrati in aeroporto e si sono letteralmente legati all’aereo pur di fuggire e arrivare in Europa. Mi sono chiesto: cos’è questo istinto umano, questi sentimenti, queste emozioni che proviamo a prescindere dalla regione, dalla nazionalità e dall’etnia, che ci spingono a desiderare una vita migliore?”

“Non ho mai avuto modo di visitare la Corea del Nord, non la conosco. In più, da uomo nato in Corea del Sud ho l’obbligo l’obbligo di leva. Mentre adempivo ai miei doveri di leva mi ritrovavo a fare dei sogni, dove accidentalmente mi ritrovavo in Corea del Nord. Una delle mie direzioni in questo film quindi è stata quella di tentare di renderlo un po’ come un incubo, un sogno a occhi aperti. La mia intenzione è stata di non rendere la Corea del Nord come qualcosa di diverso. Ho iniziato questo film pensando che si trattasse solo di nord coreani, invece è una storia che mi tocca, che riguarda anche me, che mi rappresenta”.

A proposito dell’Italia e del cinema nostrano: “Lo guardavo sin da bambino, mi rimane ancora adesso la sensazione e l’impressione che mi hanno lasciato i film italiani, la musicalità della lingua, la sua capacità di esprimere le emozioni, quelle felici e quelle tristi, un’intonazione emotiva”.

La manifestazione è ideata e diretta da Riccardo Gelli dell’associazione Taegukgi insieme alla co-direttrice Chang Eun-young, organizzata con il supporto di Fondazione Sistema Toscana, Regione Toscana, Città Metropolitana di Firenze, Comune di Firenze, KOFIC – Korean Film Council e Ambasciata della Repubblica della Corea; Istituto culturale coreano in Italia e KOFA – Korean Film Archive e il patrocinio di Camera di Commercio Firenze, Publiacqua e il supporto del Consorzio Vino Chianti Classico.

 

 

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