CULTURA

La Mostra è finita – Considerazioni finali da Venezia

Dal diario della nostra inviata

La Mostra del Cinema di Venezia si è conclusa sabato scorso e, come sempre quando finisce una festa, ci si guarda indietro per soppesare i pro e i contro.

Per me è stato il terzo anno al Lido e, per la prima volta, sono rimasta più di due giorni. Nel 2022 avevo visto 7 film e nel 2023 11.

Quest’anno invece sono rimasta quasi una settimana intera e ho visto 16 film e 9 cortometraggi: sono arrivata di lunedì e sabato, quando era il momento di rientrare a casa, ero davvero molto stanca.

Starete pensando “come può essere stancante rimanere seduta tutto il giorno a guardare film?”. Sono qui per dirvi che lo è. Le proiezioni iniziano di solito tra le 8 e le 9, ne consegue che la sveglia suona sempre troppo presto; la temperatura esterna arriva ai 35 gradi ma quella in sala è poco sopra i 20; i film sono poi proiettati in dieci sale diverse sparse per il lido e si è sempre di corsa tra un film e l’altro. Insomma, è un miracolo che non mi sia venuto il raffreddore.

Detto questo. Sono tornata a Firenze esausta e con una grave carenza di sonno ma ero felicissima.

Se andare al cinema è come sedersi al ristorante, allora andare a un festival cinematografico è come fare una abbuffata ma di pietanza che normalmente non troveresti mai sui menù della tua città.

A marzo di quest’anno Christopher Nolan ha vinto l’Oscar per la miglior regia per Oppenheimer e, nel discorso di ringraziamento, ha ricordato che il cinema come forma d’arte ha poco più di cento anni. Ci ha chiesto di immaginare come fossero la pittura o il teatro dopo cento anni dalla loro “invenzione” e ai progressi incredibili che hanno fatto negli ultimi secoli fino a oggi.

Cosa succederà quindi al cinema tra cento anni? O tra mille? La consapevolezza che io non potrò mai saperlo mi distrugge. Ma frequentare i festival di cinema è un buon modo per vedere oltre, non solo nel futuro, ma anche nello spazio geografico.

Oltre agli immancabili film italiani, francesi e americani, ho potuto vedere storie raccontate da registi mongoli, turchi, cinesi e vietnamiti. Ho visto commedie, film romantici, di avventura, storici, drammatici. Ho visto cortometraggi di 7 minuti e documentari di 3 ore e mezza. Ho visto film di registi morti quarant’anni fa e film di registe più giovani di me.

Se andare al cinema è stupendo, allora andare a un festival cinematografico è una figata pazzesca.

Certo, quest’anno non c’è stato IL film rivelazione come lo erano stati Povere Creature o La forma dell’acqua e questo è probabilmente sintomo dello sciopero dello scorso anno che ha coinvolto l’industria cinematografica americana e le cui ripercussioni stiamo iniziando a vedere solo ora.

Però ho trovato che il livello medio fosse più alto rispetto ad altre edizioni.

Solo Joker: Folie à deux mi ha vista uscire di sala insoddisfatta. Per il resto mi sono piaciute le lesbiche ingannatrici del film restaurato Manji, le vite sbilenche dei protagonisti di Paul & Paulette take a bath, gli stratagemmi per riconquistare il marito traditore viste in Don’t cry butterfly, l’umorismo scanzonato di Diva Futura e la Calabria inquietante di Basileia.

Sono tornata a casa felice degli incontri fatti, dei tramezzini mangiati e dei (troppi) spritz con select bevuti. Soprattutto, sono tornata a casa grata che il cinema sia il grande amore della mia vita e che il mio lavoro mi permetta di andare ogni anno in quel luogo magico che è il Lido di Venezia, dove si prende una barca per andare a vedere film che arrivano da tutto il mondo e che, per due settimane all’anno, trovano casa su di un’isola di 4 chilometri quadrati.

Matilde Castagnoli

Alessandro Lazzeri

GazzettaToscana.it è un quotidiano online di cronaca indipendente sui fatti che circondano la zona della Toscana.

Articoli Correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Pulsante per tornare all'inizio