CULTURA

EMPOLI. Pietre d’Inciampo, Empoli ospiterà il Centro di documentazione del progetto

Pietre d’Inciampo, Empoli ospiterà il Centro di documentazione del progetto
La presentazione nel corso del convegno di condivisione delle esperienze delle ‘Pietre’ in Toscana. La sindaca Barnini: “Le politiche di investimento sulla cultura della memoria sono prioritarie”
EMPOLI –  Una mattinata di approfondimento sul valore della memoria, intesa come strumento di conoscenza ma anche di analisi e riflessione sul presente e sul futuro. Una mattinata partecipata che ha visto presenti nella Sala Maggiore della biblioteca comunale Renato Fucini di Empoli, generazioni differenti pronte ad ascoltare e condividere, a riflettere ed emozionarsi in maniera profonda. Oggi, sabato 13 gennaio 2024, si è infatti svolta l’iniziativa dal titolo “Pietre della Memoria: condivisione di esperienze sulle Pietre d’Inciampo in Toscana”, fortemente voluta dall’amministrazione comunale nel mese, gennaio, dedicato appunto alla Memoria, per fare il punto su un progetto che ha visto la città di Empoli protagonista. Un progetto che ha permesso, attraverso la collocazione fino a oggi di oltre quaranta Pietre d’Inciampo nel territorio, di rendere strade e piazze più che mai testimoni della storia della città e voce di coloro che hanno vissuto sulla loro pelle il dramma della deportazione.
Ad aprire la mattinata, gli interventi istituzionali della sindaca di Empoli, Brenda Barnini, del presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani e di Alessio Mantellassi, presidente del consiglio comunale di Empoli con delega in materia di Cultura della memoria e partecipazione.
“Essere qui a parlare del progetto Pietre d’Inciampo, di valorizzazione della memoria, di fatti che furono così drammatici e chiave per la costruzione dell’identità della nostra comunità e farlo mentre leggiamo fatti di cronaca come l’adunata fascista, non capisco perché nessuno la chiami così, dei giorni scorsi, è assolutamento significativo – sottolinea la sindaca Barnini – In questo Paese non siamo ancora in grado di far rispettare i principi base della Costituzione, mettendo in atto strumenti che impediscano la riorganizzazione di gruppi fascisti e la loro manifestazione alla luce del sole. Ecco perché riteniamo così importanti, prioritarie, le politiche di investimento sulla cultura della memoria, non perché siamo affezionati alla nostra storia e nemmeno perché siamo eternamente grati e debitori nei confronti dei protagonisti e delle vittime della storia. Lo facciamo perché siamo convinti che senza questo investimento i presupposti su cui si basa la democrazia rappresentativa di oggi rischiano di entrare in crisi e rischiamo quindi di trovarci poi in un constesto dove valori come uguaglianza, solidarietà e giustizia siano spazzati velocemente via. Se fino a qualche anno questo impegno sembrava a molti superfluo, eccessivo, oggi non credo possa essere valutato in questo modo. A Empoli, capitale morale dell’antifascismo, insignita dal Presidente della Repubblica nel 2018 della medaglia d’oro al merito civile, lo abbiamo chiaro”.
“In un mondo che sembra dimenticare il valore della pace e la necessita di una coesistenza pacifica è tanto importante portare attraverso la memoria un senso e un cultura della cittadinanza, a partire proprio dal momento più drammatico del Secondo conflitto mondiale – evidenzia il presidente della Regione Toscana, Giani – Furono 6,5 milioni i morti nei campi di sterminio, lo dobbiamo ricordare nella sua grandezza e nel suo significato. La testimonianza delle pietre d’inciampo, che ricorda chi è stato deportato per la furia nazista e fascista in quei giorni, è importante. Le Pietre d’inciampo permettono di ricordare con una targa di ottone, dieci centimetri per dieci, la persona, la sua storia di vittime di una discriminazione basata da ideologie fuori da ogni logica. Siamo stati di fronte a una distruzione di massa di persone divenute oggetto, persone ingiustamente distrutte nel loro essere essere umani. Con la pietra si ricorda la persona, si recupera l’identità, si dà un senso di memoria profondo. A poco a poco, le Pietre d’Inciampo da Colonia si sono diffuse in tutta Europa, sono oltre 71mila immagini di un senso di difesa collettiva della memoria. Con questo progetto a Empoli, nella capcità di rendere archivio digitale tutto quello che è conoscenza delle pietre d’inciampo, c’è qualcosa di grande e importante. Orgoglioso che questo lavoro della memoria possa andare avanti. E mi complimento con Empoli che si caratterizza ancor più come città che dell’antifascismo ha fatto una cultura, all’avanguardia nelle iniziative dedicate alla memoria. Una pagina fondamentale che prosegue con nuovi significativi progetti”.
“Il percorso delle Pietre d’inciampo sta all’interno di un impegno collettivo che riguarda tutto il Paese, sui temi della memoria – ricorda il presidente del consiglio comunale di Empoli con delega in materia di Cultura della memoria e partecipazione, Mantellassi – Ci tengo a ringraziare tutti coloro che hanno contribuito a questo progetto, a partire dal direttore della biblioteca comunale Fucini, Carlo Ghilli, da tutto lo staff fino a Chiara Saggio, volontaria del Servizio civile. Il progetto del Servizio civile, al quale il nostro Comune ha aderito per la prima volta, ha visto la scelta di dedicare un volontario a seguire il tema della memoria, una scelta chi ci ha permesso di mappare e digitalizzare il percorso delle Pietre d’Inciampo, fatto fra 2022 e 2023. Da Empoli ha coinvolto altri cinque comuni dell’area Empolese, Montelupo Fiorentino, Capraia e Limite, Vinci, cerreto Guidi e Fucecchio, quelli con deportati residenti nei loro territori. Aned ha fatto un lavoro di messa insieme di informazioni e di contatto con l’artista che produce le pietre. Pietre acquistate dalle amministrazioni nella convinzione che debbano essere monumenti pubblici diffusi a carico della collettività. Abbiamo fatto formazione a dieci classi delle scuole secondarie di secondo grado, sul tema delle ‘Pietre’, in collaborazione con Unicoop Firenze. Abbiamo coinvolto complessivamente quasi mille studentesse e studenti dalle primarie alle secondarie di secondo grado. Vogliamo che le pietre siano cosa viva. E il simbolo del convegno di oggi è il nuovo simbolo della Casa della Memoria, aperta nel 2020, oggi già sede del progetto Biblioteca della memoria, del punto prestito della biblioteca, del fondo del Centro di documentazione Resistenza e Antifascimo dedicato Rina Chiarini e Remo Scappini, del trittico dedicato ai partigiani opera di Meini. Grazie al lavoro svolto, sarà Centro di documentazione del progetto delle Pietre d’inciampo e delle storie dei deportati dell’Empolese Valdelsa e, nei prossimi mesi, faremo la presentazione del volume sui Volontari della Libertà, frutto di un ulteriore percorso di approfondimento”. 
Il convegno è stato anche l’occasione per illustrare un progetto che proseguirà alla Casa della Memoria di via Livornese a Empoli: la struttura diventerà Centro di documentazione del progetto delle Pietre d’Inciampo e delle storie dei deportati dell’Empolese Valdelsa. La documentazione conterrà una scheda informativa del progetto, le biografie dei deportati con annesse foto, storie e testimonianze dei parenti, documenti storici dei campi di sterminio e una mappa interattiva dove si potranno vedere le ubicazioni di tutte le pietre nel territorio. Un patrimonio che sarà disponibile sia online che in formato cartaceo, curato da Chiara Saggio, volontaria del progetto “A Futura Memoria!” del Servizio civile universale, che questa mattina ha spiegato il progetto. Introducendo il suo lavoro, completato da un video omaggio ai deportati e alle loro famiglie, coinvolgente e commovente, Saggio ha spiegato: “Il punto di partenza del mio lavoro è stata la ricerca delle ‘Pietre’ collocate nell’Empolese Valdelsa, della loro geografia: questo mi ha permesso di crare una mappa interattiva consultabile da chiunque, così da rendere le Pietre d’inciampo fruibilie raggiungibili da chiunque ne sia interessato. Restiuire una identità alle persone cancellate dal punto di vista umano, questa la nostra volontà. Per farlo, ho contattato i familiari dei deportato, mi sono fatta fornire le foto, mi sono fatta raccontare la loro vita. E sul sito web in via di realizzazione dedicato alla Casa della memoria e a questo progetto, ci sarà una sezione che racconterà tutto questo perché i deportati non sono solo un numero di matricola, non sono solo deportati, sono stati padri, figli, fratelli, persone.E l’archivio sarà disponibile sia online sia in cartaceo per facilitare la consultazione da parte di ognuno alla Casa della memoria”.
L’iniziativa, al termine della quale ogni partecipante ha ricevuto un attestato di partecipazione, è proseguita con gli interventi dei rappresentanti di alcune delle amministrazioni toscane che hanno aderito al progetto Pietre d’Inciampo e dei rappresentanti dell’associazione Aned, a partire dal presidente nazionale Dario Venegoni. A questi si sono aggiunte le testimonianze dei familiari dei deportati. Momenti di riflessione, di incontro con la storia e i suoi protagonisti, seguiti con profonda attenzione, rispetto e partecipazione dalla folta platea.
IL PROGETTO PIETRE D’INCIAMPO – Le Pietre d’Inciampo, in tedesco Stolpersteine, nascono da un’idea dell’artista Gunter Demnig, un progetto che vede la realizzazione di blocchi di pietra, rivestiti in ottone, dove sulla facciata superiore viene inciso il nome del deportato, la data di nascita, la data e il luogo di deportazione e la data di morte. Questi blocchi vengono installati all’interno del contesto urbanistico, precisamente davanti all’ultima abitazione delle vittime di deportazione. Al momento, solo in Toscana si contano 265 ‘pietre’.
I COMUNI COINVOLTI –  I Comuni toscani che hanno aderito al progetto ‘Pietre d’Inciampo’ sono quelli di Bagno a Ripoli, Capraia e Limite, Cerreto Guidi, Empoli, Figline e Incisa Valdarno, Firenze, Fucecchio, Montelupo Fiorentino, San Casciano in Val di Pesa, Vinci, Grosseto, Magliano in Toscana, Livorno, Lucca, Pisa, Lamporecchio, Montecatini Terme, Prato, Siena e Sinalunga.

Coordinatrice Ufficio Stampa Comune di Empoli

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Franca Ciari

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