EMPOLI. Liberi di scegliere, la lotta alla ‘ndrangheta del magistrato Di Bella raccontata agli studenti empolesi

Liberi di scegliere, la lotta alla ‘ndrangheta del magistrato Di Bella raccontata agli studenti empolesi
Mercoledì 12 marzo l’appuntamento con Battiti al Palazzo delle Esposizioni. L’assessora Torrini: “Incontri di questo tipo ci aiutano a costruire una comunità forte contro la criminalità organizzata”
Un incontro formativo, un contatto tra studentesse e studenti con chi da decenni combatte la ‘ndrangheta e al contempo cerca di instradare giovanissimi verso un futuro lontano dalla criminalità organizzata. Questa mattina, al Palazzo delle Esposizioni di Empoli, 8 classi del triennio delle scuole superiori di Empoli hanno incontrato il magistrato Roberto Di Bella, già presidente del Tribunale per i minorenni di Reggio Calabria e a capo dal 2020 dell’omologo ufficio giudiziario di Catania.
CHI E’ ROBERTO DI BELLA – E’ stato prima giudice e poi, dal 2011, presidente del Tribunale per i minorenni di Reggio Calabria. Dal 2020 dirige l’omologo ufficio giudiziario di Catania. Per venticinque anni si è occupato dei minori della provincia reggina, spesso coinvolti in reati di ’ndrangheta. Ha dato impulso al progetto “Liberi di Scegliere” che oggi è diventato un protocollo governativo e ha permesso a cento ragazzi e alle loro famiglie di sperimentare nuovi orizzonti di vita. Dalla sua attività è nato anche un film prodotto da Rai Fiction e Bibi Film tv.
‘Liberi di scegliere. La battaglia di un giudice minorile per liberare i ragazzi della ‘ndrangheta’ è il titolo del libro scritto da Di Bella e Monica Zapelli che è stato letto dalle ragazze e dai ragazzi presenti all’incontro di oggi, moderato dall’assessora alla Legalità, Valentina Torrini, con il contributo del consigliere comunale delegato ad Avviso Pubblico, Daniele Giannoni.
LE DICHIARAZIONI – “Le mafie possono insinuarsi anche tra di noi, non solo al Sud Italia – ha spiegato nella sua introduzione Valentina Torrini -. Grazie alle iniziative di Battiti, creiamo dei momenti di formazione per i membri della pubblica amministrazione e delle occasioni di conoscenza anche per le scuole come quelle di oggi. La ‘ndrangheta, come tutte le mafie, approfitta dell’assenza di conoscenza e della fragilità delle persone per farsi spazio. Per questo incontri di questo tipo sono importantissimi, perché ci aiutano a costruire una comunità forte contro la criminalità organizzata”.
“Crescendo negli anni di liceo – spiega Giannoni – ho fatto miei i messaggi di Peppino Impastato e dei ‘cento passi’. La criminalità organizzata non è una cosa lontana ma tocca le nostre vite, tutti i giorni. Il progetto del magistrato Di Bella porta un’occasione preziosa per riflettere quanto il male si nasconda anche dietro gli angoli più ordinari”.
L’INTERVENTO – A seguire, il magistrato Di Bella ha raccontato la sua vita, prestandosi alle domande degli studenti e alle curiosità sulla vita di un magistrato così impegnato nella lotta alla ‘ndrangheta. “Negli anni ho visto come l’educazione criminale parta sin dall’infanzia, il clima della ‘ndrangheta si respira fin da piccoli con i padri detenuti o latitanti. Se porti il cognome di qualche famiglia importante nelle gerarchie criminali, i giovani possono fare shopping senza pagare, sono dei ‘principi ereditari’ della malavita. C’è una distorsione della vita e del rapporto con le istituzioni, ad esempio molti ragazzi hanno come tatuaggio un carabiniere sulla pianta del piede, ‘così da per poterlo calpestare 24 ore al giorno’. Ho avuto a che fare con un 16enne ritenuto responsabile di 6 omicidi, tra le pratiche più comuni gli affiliati alla ‘ndrangheta mostrano ai figli lo sgozzamento dei maiali per educarli alla violenza e vedere chi è meno emotivo”.
L’azione di Di Bella con il progetto Liberi di Scegliere si propone di portare i ragazzi fuori dalla Calabria e dalla Sicilia, darli a famiglie affidatarie per alleviare una vita di sofferenza. “Quando il progetto ha cominciato a ingrandirsi, ci siamo rivolti all’associazione Libera, per avere una rete di accoglienza strutturata su tutto il territorio nazionale per chi vuole allontanarsi dalla criminalità organizzata. Devo dire che molti sono stati ospitati proprio in Toscana e in Emilia Romagna. Ricevo ancora oggi messaggi di ragazzi che si sono rifatti una vita, alcuni di questi condannati da me ma che hanno fatto un percorso di riabilitazione importante che li ha portati a uscire dalla morsa della ‘ndrangheta”.
Metà intervento è stato dedicato alle domande dei ragazzi, molto concrete ed efficaci:
“Ha paura di morire?” “È qualcosa che metti in conto se fai questo mestiere”
“Ha mai considerato di lasciare il progetto?”, a cui risponde “No, mai, ma ci sono stati dei momenti di stanchezza”.
“Come ci si sente dopo aver allontanato i ragazzi dalle famiglie?” “All’inizio c’è un carico emotivo forte, non è semplice. Ma ho avuto contatti con tanti ragazzi che ce l’hanno fatta, loro mi aiutano ad alleviare il peso dell’incarico”.
“Ha mai ricevuto minacce nello svolgimento del suo incarico?” “Sì, ma molti hanno capito che i provvedimenti sui minori non sono punitivi ma a tutela dei figli”.
Trova spazio anche lo scandalo Keu, di cui viene chiesta un’opinione al magistrato: “Non conosco nel dettaglio la questione, ma so che lo smaltimento dei rifiuti speciali è uno dei business delle organizzazioni criminali. Campania, Sicilia, Calabria, sono i luoghi dove purtroppo le mafie si muovono moltissimo in questo settore e abbiamo tantissimi morti legati ai disastri ambientali. La ‘ndrangheta poi ha molti soldi e li spende anche dove c’è un’economia sana, come in Toscana”.
L’assessora Torrini ha ribadito che l’amministrazione comunale di Empoli è parte civile all’interno del processo per lo sversamento di Keu sotto la 429 e ha aggiornato la platea sugli ultimi sviluppi del caso.