Elisabetta Sirani. L’arte al femminile nella Bologna del ‘600
Una grande artista e la sua opera, a Firenze, nella Sala Edoardo Detti e Sala del Camino agli Uffizi, dal 6 marzo al 10 giugno 2018.
L’inaugurazione della mostra ha conciso con la prematura scomparsa di Davide Astori, capitano della AC Fiorentina che è morto improvvisamente in giovanissima età, lasciando nello sgomento i suoi cari e la città tutta. Questa mostra è dedicata a lui.
La mostra Dipingere e disegnare “da gran maestro”: il talento di Elisabetta Sirani (Bologna, 1638-1665), si compone di circa 33 opere dell’artista bolognese. Nonostante la giovane e la breve vita ha lasciato moltissime opere tra dipinti, disegni e incisioni. Di lei come persona si ricorda la sua grande bellezza, un dettaglio che, unito alla sua bravura, ha attraversato i secoli per giungere fino a noi.
Elisabetta Sirani nacque a Bologna dove visse fino alla sua morte all’età di ventisette anni. La leggenda, nata intorno alla sua morte, la voleva avvelenata, ma la causa fu un attacco di peritonite seguita alla rottura di un’ulcera peptica. Figlia dell’artista e mercante d’arte bolognese Giovanni Andrea Sirani, il primo assistente di Guido Reni, Elisabetta divenne pittrice professionista e acquafortista, con una sua bottega. Insegnò all’Accademia d’arte di San Luca a Roma, e fondò una scuola femminile di pittura, l’Accademia del Disegno.
In pochi anni Elisabetta divento famosa e quotata. Le sue opere vennero esposte nelle più grandi collezioni europee. Il suo stile alto barocco, il virtuosismo tecnico, con pennellate ampie e un impasto fluido secondo il metodo alla “sprezzatura” e un intenso e raffinato senso del colore furono molto apprezzati nella Bologna del suo tempo. I suoi lavori erano molto considerati sia nei circoli di professionisti e intellettuali, che dalle élite aristocratiche, regnanti e diplomatici d’Italia e d’Europa. Durante il suo funerale civile Giovanni Luigi Picinardi la esaltò come «la gloria del sesso Donnesco, la Gemma d’Italia e il Sole della Europa», e il suo mentore e biografo, il critico d’arte Conte Carlo Cesare Malvasia, che l’aveva incoraggiata e aiutata ad avviare la sua carriera, ritrasse l’artista come l’eroina culturale di Bologna: la “Pittrice Eroina” della sua “Felsina”. Il Malvasia affermò che Elisabetta dipingeva “più che da uomo” e che “ebbe del virile e del grande”. Fu inoltre una delle prime artiste ad essere pubblicamente riconosciuta dai colleghi e dai critici come un “virtuoso” al femminile, dotata di genio artistico e inventiva.
Elisabetta firmava i propri lavori, in un periodo storico dove le firme delle donne non avevano valore legale.
Elisabetta non si sposò mai, rimase un’artista lavoratrice nubile e per questo divenne una figura particolarmente importante in Italia all’inizio della storia moderna. Nella sua bottega aveva donne apprendiste e assistenti uomini. Fu anche per merito suo e della sua accademia femminile che la seconda metà del Seicento bolognese divenne uno dei periodi più fertili della storia dell’arte femminile.
Dipingere e disegnare “da gran maestro”: il talento di Elisabetta Sirani
Sala Edoardo Detti e Sala del Camino, Uffizi
6 marzo – 10 giugno 2018
Orario: martedì – domenica ore 8.15 – 18.50. Chiuso il lunedì
Info e prenotazioni: Firenze Musei 055.290383