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Elena Improta perde la causa la disabilità del figlio non è imputabile al parto e deve pagare 300 mila euro, Gravili: ‘oltre il danno la beffa, salviamo la Casa di Mario’

Elena Improta, ha iniziato lo sciopero della fame, lo annuncia sulla sua pagina Facebook attraverso un video per chiedere giustizia ed appellarsi contro una sentenza ingiusta che oltre al danno sa anche di beffa, già perché era stata la stessa Elena, anni fa a fare causa all’Ospedale in cui era nato suo figlio. Mario ha 34 anni ed è affetto da tetraparesi spastica, nel 1996, si è rivolta alla giustizia per i danni subiti del momento del parto avvenuta in una clinica Romana. Ora dopo 27 lunghi anni giunge il verdetto, ‘Elena e Mario hanno perso la causa’, la donna seppur dispiaciuta sia per le lungaggini della giustizia italiana quando per il verdetto che non le ha ridato la giustizia che sperava, si trova ora a dover anche affrontare la condanna.

Una condanna che per Elena è violenta ed inappellabile, spiega, mi si impone di pagare 300 mila euro di spese legali che io non ho. Aveva 26 anni quando ha partorito, dopo 3 mesi la diagnosi: ‘Mario non parlerà, non lavorerà, non camminerà’ raccontano accuratamente l’articolo di RaiNews ed il servizio del TgR andato in onda la settimana scorsa.

Elena dalla sua spiega le ragioni che l’hanno portata dopo anni a decidere di fare causa alla struttura presso cui 34 anni fa è nato il figlio: “tutti i medici e gli specialisti interpellati hanno escluso qualsiasi forma di malattia rara, genetica, degenerativa, quindi dai risultati e dagli accertamenti risulta un nesso certo tra parto e sofferenza fetale causata da assenza di ossigeno”. Ora spiega afflitta, l’unica cosa che ci resta è la ‘Casa di Mario’, il rifugio di mio figlio e di altre persone adulte disabili che hanno trovato un luogo in cui poter vivere la loro ‘diversità’ supportati e seguiti nella loro quotidianità, ecco perché rivolgo un appello alla Clinica e alle Assicurazioni, veniteci a trovare, guardate cosa abbiamo costruito e dove viviamo e soprattutto non toglieteci, ci verrebbe da aggiungere per la seconda volta, quel poco di ‘ossigeno’ che ci è rimasto.

Giovanni Gravili, Presidente Associazione Nodi d’Amore, approva in pieno le parole di Loredana Fiorini e tutta FIDA, Forum Italiano Diritti Autismo, che si dicono al fianco di Elena:

Sostegno e solidarietà per Elena Improta che oggi inizia lo sciopero della fame contro una sentenza assurda, che non solo non rende giustizia a Mario, suo figlio, ma la condanna dopo 27 ANNI al pagamento delle spese processuali di 300.000 euro .

Elena e Mario questi soldi non li hanno per questo ci sarà il pignoramento della proprietà, la casa di Mario che oltre a garantire il diritto ad una vita dignitosa a Mario ospita altri 4 ragazzi con disabilità in un progetto di cohousing per il dopo di noi.

Se questa è la giustizia in Italia mi vergogno di esser cittadina italiana”

Giovanni Gravili, si dice basito, affranto dalla superficialità con cui si è giunti alla condanna: “Si riaprono in una donna che con forza e coraggio aveva cercato di sostenere il proprio figlio dopo lo tsunami che li aveva travolti 34 anni fa, ferite mai guarite, non solo non si fa giustizia, ma si ‘mette il coltello nella piaga’ , si chiede ad una famiglia di pagare 27 anni di spese legali. Oltre al danno, disabilità al 100% del proprio figlio non imputabile a cause genetiche, anche la beffa di dover pagare una cifra enorme. Vada che la struttura, visto che il figlio di Elena è nato nel 1989 e la causa iniziata nel 1996, sostenga siano cambiati nel mentre medici e che la clinica avesse un’altra proprietà e dunque che il caso in oggetto non sia ad essa imputabile, ma non si proceda in alcun modo a richiedere ad Elena il pagamento delle spese legali.

Elena, aggiunge Gravili, non ha il denaro per pagare una cifra così esagerata, determinata per giunta da lungaggini della Giustizia italiana, e dunque si andrebbe incontro al pignoramento della ‘Casa di Mario’, una struttura che è linfa vitale per altri ragazzi che lì ci vivono, una struttura nata grazie al cuore ed al coraggio di questa mamma che non solo non si è abbattuta ma ha fatto della diversità di suo figlio un dono di condivisione, da cui partire per aiutare altre famiglie che hanno problematiche analoghe.

Ed ora la giustizia vorrebbe davvero privare Mario ed altri ragazzi di questo spazio di crescita e condivisione? Mi auguro di cuore che si intervenga per sanare immediatamente questa ingiustizia e questa vergogna. Crediamo che Elena e Mario ne abbiano già dovute affrontare troppe, questo sarebbe davvero inaccettabile”

A cura di

Erica Venditti

Ufficio Stampa ‘ Associazione i Nodi D’amore’

Franca Ciari

GazzettaToscana.it è un quotidiano online di cronaca indipendente sui fatti che circondano la zona della Toscana.

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