CULTURA

Cristo del Giambologna “L’opera dello scultore fiammingo procede nel suo cammino di recupero dell’originaria bellezza”

Le “cure” prestate sul Cristo del Giambologna, rimosso dalla chiesa di S. Egidio, iniziano a mostrare la sua efficacia.

“L’opera dello scultore fiammingo procede nel suo cammino di recupero dell’originaria bellezza”

Prosegue con pazienza e perseveranza l’opera di riattamento del Cristo del Giambologna: Dopo un primo restauro, proprio in questi giorni stanno venendo alla luce i colori originali del volto e di alcune parti del corpo del manufatto di cartapesta dipinta color bronzo, che era stato rimosso nell’ottobre 2017 dalla chiesa di S. Egidio, all’interno dell’ospedale fiorentino di Santa Maria Nuova, per essere restaurato.

Al momento del delicato smontaggio dal suo supporto ligneo, durato oltre tre ore, il Cristo fu anche sottoposto ad esame radiologico (Tac) per verificarne lo stato di conservazione, e non lasciare quindi nulla al caso, riguardo l’eventuale fragilità di un’opera di così alto valore artistico e culturale, che tuttavia aveva necessità di essere maneggiata a lungo.

Circa 18 mesi, infatti, sono stati stimati approssimativamente per sottoporre la scultura ad accurato restauro.

 

Affidato alle cure della dottoressa Anna Fulimeni, specializzata presso l’Opificio delle Pietre Dure, il manufatto cinquecentesco “ne ha fatta di strada” nel suo percorso teso a farne riemergere lo splendore originario. I numerosi test, al quale la restauratrice sottopose “il paziente” prima di iniziarne il meticoloso lavoro di restauro, avevano evidenziato numerosi e pregressi interventi pittorici e di patinatura che, nel work in progress, hanno richiesto alla professionista un lavoro certosino di pazienza ed alta professionalità, che continua tutt’oggi, al fine di riconsegnarci un’opera così, come sicuramente appariva, nella sua antica e seducente bellezza.

 

Il progetto di restauro, approvato dalla soprintendenza delle belle arti, è stato interamente finanziato dal Rotary club Firenze Valdisieve, con il quale la fondazione Santa Maria Nuova ONLUS aveva firmato un protocollo d’intesa per fissarne i reciproci impegni. L’iniziativa, come molte altre precedenti, si colloca all’interno di un percorso di recupero storico–artistico, ormai avviato da anni, di tutte le opere d’arte contenute all’interno di uno dei nosocomi più vecchi del mondo, ed è tesa a contribuire alla valorizzazione dell’enorme patrimonio culturale che ancora oggi tende, per “vanità e vastità”, a “nascondersi.”

 

Giambologna, pseudonimo di Jean de Boulogne (Douai, 1529 – Firenze, 13 agosto 1608), è stato uno scultore fiammingo attivo in particolare a Firenze. Nel 1552 Giambologna vi si trasferì trovando ospitalità e protezione nella casa di Bernardo Vecchietti, uomo colto, raffinato e grande collezionista, per il quale egli eseguì le sue prime opere fiorentine. Al 1560 risale anche il Bacco del Bargello, primo bronzo monumentale dell’artista eseguito per Lattanzio Cortesi e nello stesso anno prese parte al concorso per la Fontana di Nettuno in piazza della Signoria indetto da Cosimo I. Dopo un breve periodo trascorso a Bologna, nel 1565 lo scultore fece ritorno a Firenze dove venne incaricato di realizzare una scultura nell’ambito dei preparativi delle nozze tra Francesco I e Giovanna d’Austria, poi sistemata nel Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio e infine trasferita al Museo del Bargello dove si trova ancora oggi. L’opera di Giambologna più famosa a Firenze resta il cosiddetto Ratto delle Sabine (1583), che ancora oggi si trova sotto le arcate della Loggia della Signoria. Verso la fine degli anni settanta del Cinquecento, Giambologna, ormai scultore affermato, decise di cimentarsi anche con il repertorio dell’arte sacra. E’ perlopiù in questa datazione storica che gli viene attribuita anche l’opera del cristo della chiesa di S. Egidio, all’interno del nosocomio fiorentino di santa Maria Nuova.

 

 

Coordinatore Ufficio Stampa Aziendale
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Piazza S. Maria Nuova, 1 Firenze

 

 

 

Franca Ciari

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