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Confimprese Italia su Mattarella e il commercio ambulante

Confimprese Italia: “Non è vero che nel commercio ambulante il numero delle autorizzazioni disponibili è limitato”.

Felice: “Il commercio ambulante è in crisi dal 2016 mancano all’appello oltre 35.000 aziende, di cui 19.056 nell’ultimo triennio”

 

Con una nota inviata al Presidente della Repubblica Onorevole Professor Sergio Mattarella, al Presidente del Consiglio dei Ministri Onorevole Giorgia Meloni ed al Ministro delle Imprese e del Made in Italy Onorevole Adolfo Urso, il vice Presidente Vicario di Confimprese Italia  Giovanni Felice ha voluto esprimere la posizione dell’associazione in merito alla lettera del Presidente Mattarella con il “richiamo al Governo ed al Parlamento” riferito, tra gli altri, ai contenuti dell’articolo 11 della legge sulla concorrenza sulla quale Ella ritiene: “la legge, in materia di assegnazione delle concessioni per il commercio su aree pubbliche, oltre a disciplinare le modalità di rilascio delle nuove concessioni, introduce l’ennesima proroga automatica delle concessioni in essere, per un periodo estremamente lungo, in modo che appare incompatibile con i principi più volte ribaditi dalla Corte di Giustizia, dalla Corte costituzionale, dalla giurisprudenza amministrativa e dall’Autorità garante della concorrenza e del mercato in materia di apertura al mercato dei servizi”. Per Confimprese, invece, c’è il rischio che scoppi una vera e propria guerra per le licenze in una categoria già molto vessata dalla crisi economica.

 

Corte Costituzionale e Giustizia amministrativa si basano su tecnicismi lontani dalla situazione reale.

“Pur condividendo lo spirito interpretativo della norma – ha commentato il Vice Presidente Vicario di Confimprese Italia – non possiamo fare a meno di rilevare alcune palesi contraddizioni tra l’applicazione teorica e la realtà.

Se è vero che la Corte Costituzionale e la Giustizia Amministrativa si sono pronunciate -continua Giovanni Felice –  sulle conflittuali leggi in vigore, il problema non è nel conflitto tra le norme emanate dalle varie istituzioni, ma nello stabilire se il commercio su aree pubbliche, in data odierna, rientri tra quelli che  sempre in base alle direttive comunitarie sono così regolamentate: “nel caso in cui il numero delle autorizzazioni disponibili per una determinata attività economica sia limitato a causa della scarsità di risorse naturali o delle capacità tecniche utilizzabili, l’autorizzazione deve essere rilasciata per una durata limitata”.

 

Nel commercio ambulante, a causa della crisi, esiste grande disponibilità di autorizzazioni.

“A supporto della nostra tesi – insiste il Vicepresidente Felice- ovvero che il commercio su aree pubbliche non rientra più nella fattispecie in oggetto, ci sono i dati dell’osservatorio nazionale sul commercio, che evidenziano come le autorizzazioni attualmente in vigore sono al minimo storico rispetto al 2006. Infatti, dopo avere raggiunto un picco nel 2016 con 195.583 autorizzazioni in Italia  al 31 marzo 2023  sono 16.0145, oltre 35.000 unità in meno, di cui 19.056 nell’ultimo triennio. Come si fa a sostenere che la domanda è maggiore della disponibilità di posteggi se ad oggi c’è grande disponibilità degli stessi in tanti mercati?  Ad oggi, i Comuni mirano a restringerli ed a rendere ancora più periferiche le loro dislocazioni accentuando le condizioni di crisi del settore.

 

Giusto applicare nuove regole per i rinnovi. Per rilanciare i mercati, va premiata la professionalità

“Appare pacifico, che pur sottraendo il commercio su aree pubbliche “dalle attività economiche limitate”, vanno comunque individuate modalità di rinnovo che tengano conto delle indicazioni della Comunità Europea, ma che non diventino elemento per generare confusione e per favorire possibili elementi speculativi. Il rischio che palesiamo – insiste Giovanni Felice- non riguarda l’esigenza di nuovi accessi nei mercati, ma una bagarre interna per l’ottenimento di posteggi presumibilmente più redditizi, che magari sono tali solo per le capacità di chi oggi li gestisce. Non bisogna scordare che molti comuni non procedono alla pubblicazione degli avvisi per l’assegnazione dei posteggi resisi vacanti, creando i presupposti per una diminuzione del servizio che offrono i mercati, generando un danno economico per gli operatori che in esso operano”.

 

La nostra proposta

Questo il piano di intervento secondo Confimprese. “Proponiamo che il primo step verso il rinnovo delle autorizzazioni – conclude il Vicepresidente Vicario di Confimprese Italia Giovanni Felice –  possa essere quello di assegnare i posteggi resisi vacanti, e poi, anche in relazione alle richieste pervenute ai Comuni, individuare i criteri ed i tempi medi di rinnovo, che nel caso dei mercati settimanali, non possono essere inferiori all’ammortamento del costo dei beni necessari all’attività, quali ad esempio il mezzo di trasporto o l’autonegozio. Ritornare al periodo previsto dalla precedente normativa, un periodo di 9 anni, potrebbe essere una scelta. Resta salva la necessità di individuare tra i requisiti prioritari per il rinnovo un livello di professionalità tale da garantire la salvaguardia del sistema mercato. Il mercato è un elemento aggregato e basta un abbassamento della professionalità di un paio di operatori commerciali per far venire meno la qualità del servizio offerto, con grave danno per i consumatori, specialmente quelli a basso reddito  e quindi la sua attrattività e la conseguente redditività per gli operatori che in esso svolgono la propria attività.

 

I dati elaborati da Confimprese sono tratti dall’Osservatorio del Commercio del Ministero delle Imprese e del Made in Italy mentre il dato riferito a marzo 2023 è di Unioncamere.

 

 

 

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Franca Ciari

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