Cinema: “Baby” di Marcelo Caetano vince come miglior lungometraggio della 22/ma edizione di Florence Queer Festival // tutti gli altri premi
“Baby” di Marcelo Caetano vince come miglior lungometraggio della 22/ma edizione di Florence Queer Festival
Miglior cortometraggio “Gender reveal” di Mo Matton; Premio Pride a “Quir” di Nicola Bellucci
La rassegna, organizzata dall’associazione Ireos di Firenze ha proposto 5 giorni di proiezioni ed eventi, spaziando tra film, documentari, cortometraggi e focus tematici
Firenze, 2 dicembre – È “Baby” di Marcelo Caetano, vibrante ritratto della scena urbana queer di San Paolo, il miglior film della 22/ma edizione di Florence Queer Festival, la principale rassegna toscana che celebra il meglio della cinematografia LGBTQIA+, che si è svolta a Firenze dal 27 novembre al 1 dicembre al cinema La Compagnia.
Il premio è stato assegnato dalla giuria lungometraggi presieduta dalla scrittrice Chiara Sfregola e composta inoltre da Maya De Leo, storica LGBTQIA+ e queer studies e Daphne Bohémien, performer e attivista con la seguente motivazione: “Perché, con sensibilità e compassione, senza mai indulgere nella pornografia del dolore, ha raccontato il tormentato percorso di un giovane queer in cerca dell’amore che la sua famiglia d’origine non ha saputo offrirgli, trovando rifugio tra due famiglie elettive”. La stessa giuria ha inoltre assegnato una menzione speciale a “Power Alley” di Lillah Halla poiché “affronta senza moralismo la questione dell’aborto, mettendo in luce la violenza fisica e psicologica del movimento pro vita contro le donne. Grazie a un cast azzeccato e a una scrittura efficace, il film celebra la bellezza della sorellanza, e il coraggio di rivendicare il diritto di scegliere cosa fare del proprio corpo e della propria vita”.
“Baby” segue la vita di Wellington, un giovane appena uscito da due anni di detenzione in un centro minorile. Abbandonato dalla famiglia per il suo orientamento sessuale, si ritrova da solo per le strade di San Paolo e costretto a inventarsi un modo per vivere. Incontra Ronaldo, che gli farà da mentore nella vita di strada e con il quale inizierà una relazione tormentata.
A trionfare nella categoria Pride, premio assegnato alle opere che meglio hanno saputo raccontare le tematiche legate all’attivismo, all’orgoglio e alla visibilità queer, è stato “Quir” di Nicola Bellucci “per la sua capacità di esplorare le molteplici identità Queer con un approccio autentico e empatico. Il film affronta il tema della pluralità delle identità senza mai risultare invadente, utilizzando un linguaggio spontaneo e delicato. Ambientato a Palermo, QUIR ritrae una città dalle contraddizioni evidenti, dove momenti di riflessione politica si mescolano a spazi ancora lontani dalla piena liberazione. I suoi personaggi, che ricordano quelli di una commedia dell’arte, si muovono in un contesto sociale in cui le dinamiche di oppressione e liberazione si intrecciano in modo naturale e fluido. Con leggerezza e profondità, QUIR invita alla riflessione sulle sfumature emotive e culturali delle tematiche trattate, senza mai cadere nella superficialità”. La giuria, composta da Vincenzo Restivo, Sam Bertoldi e Roberta Parigiani ha inoltre assegnato una menzione speciale al cortometraggio “Unless we dance” di Fernanda Pineda e Hanz Rippe Gabriel “per la sua potente esplorazione del corpo come strumento di riscatto per le persone LGBT+, e per la sua capacità di trasformare la danza in un atto di evasione e liberazione. Il film offre una riflessione intima e profonda sull’emancipazione attraverso il movimento, mostrando come il corpo diventi non solo un mezzo di espressione, ma anche una via di fuga dalle difficoltà quotidiane”.
Ad aggiudicarsi il premio per il miglior cortometraggio è stato “Gender reveal” di Mo Matton poiché “affronta con ironia tagliente e una regia sopra le righe temi urgenti e complessi: il rifiuto dei rituali fuori dal tempo, la lotta contro il binarismo che invisibilizza le identità non conformi e l’urgenza di abbattere stereotipi. Drammaticamente comico, il corto esplora la genitorialità ciseteronormata e le relazioni disagianti tra persone queer e il resto dell’umanità. Con un tono dissacrante, smaschera l’assurdità di una società che perpetua le sue montature sociali attraverso riti grotteschi e catastrofici. Il finale regala una catarsi potente e celebra la rivalsa da un sistema che ha cercato invano di rilegarci in un fiocchetto rosa o blu”. La giuria era composta dal regista Lucifer Benedetti, l’autrice Antonia Caruso e lo scrittore Luca Starita.
Infine il premio Queer Animation, come corto animato in media più votato dalla giuria TheSIGN e Collettivo Moleste è andato a “Jusqu’au dessert” di Jules Duclos e Noé Sismondi. “Corto in cui la cura, espressa nella sorellanza queer di una famiglia di scelta si contrappone alle aspettattive legate, tra le altre, ai ruoli e alla prerformance di genere imposte da un contesto familiare – biologico – non in grado di trattare con identità e corpi non conformi e identità e desideri non normati. Uno spaccato intimo ma anche sistemico in cui la cerimonia del pranzo diventa metafora dell’attraversamento, spesso obbligato, di spazi ansiogeni e di ritualità che poco hanno a che vedere con l’affermazione identitaria e con la liberazione dei corpi e delle identità”. Le due menzioni speciali sono state assegnate a “Pour exister” di Kelsi Phung e Fabien Corre, corto più votato dal Collettivo Moleste, anteprima di una serie animata politica che tratta con una lente che è insieme intersezionale e decoloniale di storie personali e vicende collettive che accompagnano la storia dei movimenti di liberazione queer. La seconda menzione, per il corto più votato dalla giuria di student3 TheSIGN è “Bisou Champion” di Alexis Mouron, un delicato spaccato intergenerazionale in cui l’identità queer è riconosciuta e vissuta in modo spontaneo e senza traumi nel rapporto tra Alexis e sua madre.
Il festival fa parte del programma 50 Giorni di Cinema a Firenze. La 50 Giorni è parte del Progetto Triennale Cinema, sostenuto dal Ministero del Turismo e delle istituzioni locali e realizzato grazie al Protocollo d’Intesa tra Comune di Firenze, Regione Toscana e Fondazione Sistema Toscana, Fondazione CR Firenze, Camera di Commercio e la collaborazione dell’Assessorato alle Pari Opportunità del comune di Firenze, nell’ambito del Festival dei Diritti. Con il sostegno di Baker Hughes e Berberé.
Informazioni: www.florencequeerfestival.it