Cinema, ” Arrival”: un linguaggio per dialogare con gli alieni.
Un incontro ravvicinato che coinvolge l’intera umanità. Diretto da Denis Villeneuve, Il film si colloca nell’ambito della miglior fantascienza esistenzialista.
“Arrival “ è un film di fantascienza collocabile sulla linea dello spilberghiano “Incontri ravvicinati del terzo tipo”. L’incontro con gli alieni non è visto come uno scontro ma come un tentativo di trovare un dialogo. Dodici astronavi atterrano in luoghi sparsi per la Terra, causando stupore e soprattutto timore nelle varie nazioni. L’invasione aliena appare pacifica. Le astronavi che hanno forma di grandi gusci sostano immobili. Non si sa cosa vogliono, non si sa come sia possibile stabilire una conversazione con queste misteriose entità. Mentre cresce nelle varie nazioni il desiderio di attaccare e distruggere i misteriosi oggetti volanti, si cerca di stabilire un contatto.
A tale scopo è reclutata Louise Banks (Amy Adams), linguista di fama mondiale, insieme al fisico Ian Donnelly (Jeremy Renners) per cercare di stabilire un contatto con gli alieni. Mentre si sta per arrivare alla reazione bellica delle nazioni, Louise e il suo team riescono a elaborare un modello linguistico per comunicare con gli extraterrestri. Louise supera ostacoli linguistici, fisici e materiali per mettersi a contatto col diverso. Il lavoro è durissimo ma a forza di insistere, ma anche e soprattutto in virtù di qualcosa di speciale che gli alieni riconoscono in lei, la linguista compone un alfabeto minimo. Dal quale riuscirà a capire che gli alieni vengono con un dono. Ma è facile fraintendere e le nazioni sospettano una grave minaccia e si preparano a correre alle armi. Il dono, come rivelerà Louise, è la consapevolezza di un tempo non più unidimensionale, la capacità di abbracciare con un solo sguardo passato, presente e futuro. Una circolarità che consente di estendere lo sguardo oltre ai limiti fisici imposti dai nostri sensi e dal nostro linguaggio e che permetterà a Louise di salvare il mondo.
L’incontro degli alieni con gli umani è, anzi dev’essere, un confronto di culture, una comprensione della struttura mentale dell’altro attraverso la comprensione del suo linguaggio. In quest’approccio teorico, nelle sfumature psicologiche ed emotive del personaggio protagonista e in un accorto uso delle anacronie narrative, il film trova le sue migliori motivazioni. Con il gusto di giocare anche con i paradossi temporali, “Arrival” si rivela un’ottima opera di fantascienza problematica e matura.
Alessandro Lazzeri