Chiacchierata con Skim: l’arte, i progetti ed il covid-19
Vista la rigida clausura di questo periodo, con gli eventi artistici tutti posticipati a “data da destinarsi”, di arte se ne può soltanto parlare, limitatamente al telefono o tramite computer, dato che anche gli incontri con gli amici, per adesso, sono banditi.
L’arte ritornerà a muoversi, dal punto di vista commerciale, a partire dal 18 maggio (queste le notizie attuali) con la riapertura dei musei, delle gallerie private e degli studi d’arte.
Finalmente potremo tornare a visitare le mostre dei maestri del ‘900 o quelle più contemporanee; di sicuro bisognerà tornare agli Uffizi, per respirare nuovamente la pittura che ha fatto la storia, riguardare i dettagli ormai svaniti dalla nostra memoria, rincontrarci col Botticelli, Raffaello, Leonardo, Filippo Lippi, Michelangelo e tanti altri che affollano i corridoi e le sale del nostro magnifico museo.
Nell’attesa di questa riapertura, continuo a parlare con gli amici addetti ai lavori, i colleghi che promuovono artisti ed organizzano eventi, gli amici mercanti e galleristi ma, soprattutto, gli artisti che, come gli altri, si sono dovuti limitare e, dove possibile, dipingere i loro quadri in casa, un’esperienza che per molti è stata una specie di ritorno alle origini, ai primi quadri realizzati nell’intimità della propria camera da letto, da ragazzi, molto prima di diventare artisti professionisti.
Ma non tutti hanno avuto la stessa esperienza iniziale, non tutti si sono limitati a dipingere nella propria cameretta, altri hanno fatto un percorso parallelo, tra una tela dipinta in una notte insonne e le mura abbandonate di qualche fabbrica, come ad esempio Skim, artista cresciuto tra la pittura da cavalletto ed i graffiti urbani ed è proprio il dialogo tra me e lui, una sorta di intervista, che riporterò qua di seguito.
GF: ciao Skim, come stai?
S: di salute bene grazie, ma fremo per la voglia che ho di uscire e di tornare allo studio a dipingere!
GF: ci credo! ma tu sei anche un graffitaro, uno street artist, quindi immagino che la voglia di uscire non si limiti ad andare allo studio a dipingere.
S: in effetti non solo per tornare in studio, gli altri anni, in primavere ed estate, mi chiamavano a giro per la Toscana per realizzare dei graffiti e mettere in pratica i progetti approvati durante l’inverno, fare quei murales all’esterno che con la pioggia non è possibile fare.
Oltre a questo mi invitavano per fare dei corsi di sensibilizzazione al graffito nelle scuole, dove spiegavo a bambini e ragazzi la differenza tra fare un graffito e l’atto vandalico fine a se stesso.
GF: beh, certo, alla fine la bomboletta è un mezzo come può essere una matita o un pennello coi colori, sta a chi la usa fare un’opera d’arte o vandalizzare una struttura storica. Purtroppo la bomboletta è stata associata, per anni, ai vandali e meno agli artisti, ma ormai dovremmo aver superato questo punto!
S: il problema è che quest’anno sarà tutto molto più difficile, non ho la certezza su alcun progetto e le scuole riaprono a settembre e non so come sarà possibile fare dei corsi pratici col distanziamento sociale e le mille altre precauzioni di cui ancora non sappiamo niente.
GF: ecco, a proposito di precauzioni, volevo chiederti come affronta un artista questa reclusione sociale, questo isolamento forzato e, come nel tuo caso, l’impossibilità di tornare al proprio studio, nonostante questo non sia un luogo aperto al pubblico, ma uno studio privato.
S: male, perché come dicevo prima, la voglia di uscire è tanta e quella di realizzare grandi tele lo è ancora di più. Oltre a questo, stando a casa lontano da tutti, ho dei problemi a creare le mie opere, i miei “kaos” che, normalmente, aldilà del nome, sono opere armoniche, dal punto di vista delle forme e dei colori.
GF: quindi hai difficoltà a realizzare le tue opere a casa?
S: non si tratta di avere difficoltà fisiche a dipingere in casa, certo non posso fare quadri di un metro o più, ma anche con le tele piccole ho delle difficoltà, più a livello mentale e morale, non riesco a trovare quell’armonia di cui ti parlavo, proprio per il fatto che ci hanno tolto la possibilità di socializzare e questo distacco si ripercuote sui miei “kaos” e nel riuscire ad unirli come normalmente faccio. In parole povere, è difficile concepire una realtà di accumulo di oggetti e pensieri, come avviene con le mie opere, visto che ci hanno distanziati così tanto.
GF: ma in questi due mesi sei riuscito a creare qualche opera o, come avviene per gli scrittori, hai un momento di blocco creativo?
S: sono riuscito a dipingere, certo, ho fatto anche dei bozzetti per realizzare delle tele di grandi dimensioni, una volta che tornerò al mio studio, legate al coronavirus ed alla situazione attuale ma, come dicevo, ho avuto non poche difficoltà per trovare il giusto equilibrio e riuscire a realizzare delle opere che mi convincessero.
GF: immagino che già per un artista di studio, in questo periodo, sia difficile vivere la propria arte serenamente, quindi capisco per te che porti avanti da anni due realtà, quella del pittore e quella del graffitaro, sia ancora più complicato.
S: l’unica cosa che non è cambiata per me, è indossare la mascherina, la porto ogni volta che uso la bomboletta e ne ho una grande scorta! (ride)
GF: come vedi il futuro post-corona, ovvero quando tornerai a fare nuovamente le tue mostre e, soprattutto, gli eventi dove realizzavi graffiti dal vivo?
S: io spero che torni tutto come prima, perché adesso l’idea di avere le persone dietro che mi guardano mentre realizzo un graffito, mi crea uno stato d’imbarazzo e di ansia (sospira).
GF: purtroppo con queste disposizioni, giuste o sbagliate che siano, hanno instillato nelle persone il sospetto e la paura degli altri, quindi immagino che un artista venga turbato ancora di più nella sua sensibilità.
Dimmi, sei in contatto con altri artisti o magari proprio con altri graffitari in questo momento? Come affrontano loro la situazione?
S: ci sono tanti miei colleghi e amici artisti con cui ci sentiamo quotidianamente e ci raccontiamo delle nostre opere e dei nostri progetti, ma c’è anche qualche amico graffitaro che mi ha confessato che la voglia di realizzare un’opera è stata più forte della restrizione e che, come alle origini, è scappato di casa per fare un graffito da qualche parte!
GF: si parla molto, e si sente parlare in tv e nei social, dei problemi economici che hanno attanagliato tutto il Paese, del fatto che solo a pochi non è cambiato niente dal punto di vista delle entrate e che ci sono molte imprese, specialmente quelle individuali e artigianali, siano a rischio di chiusura. Tu come stai affrontando questo lato del problema? Non voglio certo farti i conti in tasca, ma hai riscontrato delle difficoltà in questi due mesi di chiusura totale?
S: Certo, credo che siano poche le persone non si sono accorte della differenza tra ora e due mesi fa. Ero abituato a ricevere in studio i potenziali clienti, che volevano vedere dal vivo una mia opera e magari scegliere quella che più riscontrava il loro gusto, adesso ho dovuto sopperire all’uso dei social e dei portali che vendono opere d’arte.
GF: e funzionano?
S: l’italiano non è ancora pronto, o meglio lo sono in pochi, le persone sono abituate a vedere le opere dal vivo, a parlare con l’artista, a farsi coinvolgere nella spiegazione di come nasce un mio quadro. All’estero invece sono già abituati, è anche una questione di fiducia, una cosa è comprare uno spremiagrumi su internet ed una cosa è comprare un’opera d’arte, pochi si fidano a pagare cifre, talvolta importanti, senza toccare con mano quello che stanno comprando.
GF: ad ogni modo sei riuscito a muovere le tue opere grazie a questi mezzi?
S: ho venduto una mia opera in Belgio e qualcosa in Italia ma, considerando gli eventi e le situazioni che ho dovuto posticipare, non posso certo fare salti di gioia.
Sai benissimo cosa comporta avere una partita IVA in Italia ed io vivo esclusivamente della mia arte e con essa mantengo la mia famiglia, un momento come questo non aiuta e mi ritengo già fortunato nel vedere che qualcosa si è mosso, diciamo che confido molto nel futuro.
Sono anche stati venduti dei miei acquerelli per beneficenza, tra cui uno a favore dell’Ospedale di Careggi, grazie ad un evento realizzato sui social e questo mi ha fatto stare bene a livello morale, cerco comunque di fare la mia parte per affrontare questa situazione di emergenza.
GF: a proposito di eventi, so che avevi diverse situazioni in ponte, la tua personale in Regione Toscana ed altre mostre fuori regione, oltre al fatto che era in progetto la realizzazione di una tua monografia, cosa ci puoi dire a riguardo?
S: purtroppo è tutto posticipato e non so quando si riuscirà a realizzare sia le mostre che la monografia. Mantengo comunque un pensiero positivo, ho sentito in questi giorni la Florence Art Gallery, con cui avevamo in programma una mostra dopo l’estate e mi hanno detto che comunque una mostra si farà e a tal proposito sto già pensando ad alcune opere che inizierò a dipingere non appena mi sarà possibile.
GF: non vedo l’ora di poter venire a trovarti allo studio e vedere le creazioni dell’Era Covid!
Per concludere, vuoi lasciarci con un saluto o un augurio, sia rivolto a te stesso, che a coloro che leggono questa intervista ed a tutti coloro che seguono il tuo lavoro?
S: l’augurio è quello di vederci presto nell’occasione di una mia mostra, presentarci tutti con la mascherina e poi, tutti assieme, toglierla con la speranza di non metterla mai più!
A quel punto “skimmerò” le mascherine di tutti i presenti, un modo simbolico per trasformare un oggetto legato ad una brutta esperienza in un’opera d’arte.
GF: questo è un augurio importante, ne abbiamo bisogno tutti, sarebbe bello dare un colpo di spugna e cancellare tutto quello che di brutto è avvenuto in questi due mesi, purtroppo non è possibile, ma possiamo impegnarci affinché il nostro futuro sia migliore e che questa esperienza ci possa fortificare come individui. Grazie Skim e a presto!
S: grazie a te per la chiacchierata, un saluto a tutti, con tanto affetto ed un abbraccio virtuale!
Credo che non serva aggiungere molto altro, l’augurio che Skim fa a se stesso ed a tutti noi è quello di gettare simbolicamente, e fisicamente, le mascherine una volta superato lo stato di emergenza, queste mascherine che sono diventate a tutti gli effetti un simbolo indesiderato di questo 2020.
Ciò di cui abbiamo bisogno in questo momento è l’augurio di tornare alla vita sociale, alla condivisione ed all’unione con i nostri congiunti ed i nostri amici, questo pensiero e questo augurio ci aiuteranno a superare le difficoltà e la situazione di emergenza per poi ricominciare a vivere normalmente. Ricominciare ma mai dimenticare.
Giacomo Ferri