Ceramica, un inedito capitolo dell’economia di Fucecchio
Una storia archeologica della produzione valdarnese in mostra a Pisa La produzione di ceramica per quasi tre secoli, a partire dal 1500, ha rappresentato una parte importanti dell’economia fucecchiese grazie agli sbocchi commerciali favoriti dall’asse fluviale dell’Arno. Questo inedito capitolo dell’economia di Fucecchio, insieme ad altri centri produttori, è presente a Pisa, presso il complesso monumentale di San Michele degli Scalzi, nella mostra “Pisa città della ceramica” (fino al 5 novembre), organizzata dalla Società Storica Pisana per la cura scientifica di Monica Baldassarri.
La sezione “Un fiume di ceramiche”, che sarà inaugurata il prossimo 1° giugno, propone un itinerario al comparto produttivo ceramico lungo il corso dell’Arno fino a Fucecchio. A questa mostra diffusa ha collaborato anche il Sistema Museale del Valdarno di Sotto con i musei di Castelfranco, Fucecchio, Montopoli, San Miniato, Santa Maria a Monte e il Museo Diocesano d’Arte Sacra di San Miniato.
“Il Comune di Fucecchio – commenta l’assessore alla cultura Daniele Cei – è molto attento alla valorizzazione delle risorse del territorio. Il nostro Museo Civico, che lascia sempre sorpresi i visitatori delle sale dedicate all’archeologia e all’arte rinascimentale, è ricco di reperti e documenti e permette di approfondire la storia locale anche nei suoi aspetti meno conosciuti, proprio come quello della ceramica. Ci ha fatto molto piacere essere inseriti in questo percorso espositivo di Pisa perché vede riconosciuto a Fucecchio un ruolo centrale. La nostra città infatti, grazie alla sua posizione, è sempre stata al centro di scambi commerciali, dai tempi della Via Francigena fino ai giorni nostri”.
Le fornaci di ceramica di Fucecchio, individuate più di trent’anni fa dalle ricerche archeologiche di Andrea Vanni Desideri, attuale direttore dei musei civici di Fucecchio, Castelfranco e San Miniato, sono state studiate anche attraverso le fonti archivistiche.
“Questa vicenda – racconta lo stesso Vanni Desideri – rappresenta un tipico esempio del destino dell’economia nella Toscana d’età leopoldina, quando un assetto produttivo sostanzialmente ancora d’impronta tardo medievale, si trovò a confrontarsi con le prime esperienze industriali”.
I dati storici e archeologici, unica traccia di un’attività produttiva scomparsa, saranno esposti da venerdì 1° giugno al Museo Civico di Fucecchio. Attivo dalla metà del 1500 fino agli inizi del 1800, Fucecchio, insieme a San Giovanni alla Vena, è stato uno dei centri produttori di ceramica più longevi del basso Valdarno, specializzato nella produzione di ceramiche ingubbiate e graffite. I molti altri centri produttori valdarnesi di queste stesse ceramiche si estinsero dopo poco più di un secolo, nel corso del 1600, quando invece le fornaci di Fucecchio e San Giovanni alla Vena consolidavano la propria struttura e capacità produttiva. Si trattava di una produzione, a basso rischio d’impresa e contenuto impegno economico, di oggetti di media qualità, ma anche di un certo pregio, che ebbe una notevole fortuna commerciale anche oltre i confini del Granducato e addirittura oltremare.
Rapidamente, nel corso del 1600, la via di Sant’Andrea, l’odierna via Castruccio Castracani, si configurò come un vero e proprio quartiere di vasai, dove almeno undici fornaci da stoviglie, prevalentemente stabilite a ridosso delle mura e delle porte medievali del castello, si trovavano alternate alle residenze di alcune delle maggiori famiglie di Fucecchio. La configurazione tipica di questi impianti produttivi comprendeva la bottega rivolta sulla strada con il laboratorio e la fornace aggettanti sull’orto posteriore chiuso dalle mura del castello medievale. Gli ambienti d’abitazione dovevano essere al piano superiore.
Nonostante nella prima metà del 1700 le fornaci da stoviglie fossero ventiquattro, con quattrocento lavoranti e un ricavo di 1000 scudi l’anno e ancora alla fine del secolo il comparto ceramico risulti la prima e più redditizia industria locale, già nella prima metà del 1800 le fornaci superstiti risultano soltanto due.
Cosa determinò la fine di questa manifattura? Certamente la concorrenza di altre imprese di tipo industriale ebbe il suo peso, insieme alla crisi del porto di Livorno dove i vasai si rifornivano di alcune indispensabili materie prime. Ma certamente anche l’aumento del prezzo del combustibile – forse causato dal calo della produzione di legno per l’impoverimento dei suoli, insieme ai metodi di taglio del bosco – contribuì all’irreversibile declino di un’attività produttiva che per qualche secolo aveva sostenuto l’economia locale. Una produzione completamente scomparsa e riscoperta solo grazie alle ricerche archeologiche e storiche, nel 1982.
Per una fortunata coincidenza, sempre il 1° giugno, questa volta nel Museo civico di Fucecchio, sarà inaugurato il nuovo allestimento della sala dedicata al tema “Una storia dell’Arno”, che – anche nel quadro delle prossime celebrazioni Leonardo 2019 – traccia la storia del nostro fiume come via di trasporto commerciale a partire dal V secolo a. C.