Carciofo violetto della Val di Cornia
Nell’elenco dei prodotti agroalimentari tradizionali della Regione Toscana il Carciofo tipico che viene prodotto in grandi quantità nella piana di Venturina prende la denominazione di “Carciofo del Litorale Livornese”, ma è conosciuto anche come carciofo violetto della Val di Cornia, che è il nome della cultivar. Si tratta di una coltivazione tipica della zona da oltre 40 anni. Il prodotto deve la sua tradizionalità e qualità sia alla particolarità della citata cultivar, sia alla tecnica di produzione, rimasta invariata nel tempo.
La forma della parte edibile è ovoidale. Le brattee esterne del capolino sono di colore viola chiaro all’inizio della maturazione, poi diventano di un viola più scuro; le brattee più interne sono di colore giallo chiaro, quasi bianco. Il capolino ha una consistenza coriacea. Le brattee esterne, se mangiate crude, sono leggermente amare e molto astringenti, mentre quelle più interne hanno sapore più dolce. Il peso del capolino oscilla fra 120 e 200 g. Il carciofo violetto della Val di Cornia, resiste alla salinità del terreno e grazie alle particolari condizioni microclimatiche del luogo ha una qualità organolettica superiore a quella di altri carciofi prodotti in altre zone del litorale tirrenico. La superficie coltivata a carciofo violetto è diminuita nel tempo, malgrado il prodotto sia apprezzato oltre i confini regionali. Oggi si stima che siano in produzione 4.000 piante. Il ciclo della coltura si svolge in autunno-inverno. In ottobre si pratica la scardinatura o scarducciatura, i cui prodotti (cardini o carducci) oltre ad essere impiegati per la propagazione di nuove piante, vengono utilizzati in cucina per preparare gustose ricette (lessati, fritti, sformati, stufati). La raccolta manuale dei capolini con canestrini di vimini ha inizio da metà febbraio.
Fonte: comune.campigliamarittima.it