Brenda Barnini: «Dobbiamo continuare a lottare per la nostra libertà e la nostra democrazia»
Brenda Barnini: «Dobbiamo continuare a lottare per la nostra libertà e la nostra democrazia»
Al monumento della ex vetreria Taddei sono stati resi tutti gli onori ai caduti e deposta una corona d’alloro
EMPOLI – Questa mattina, martedì 8 marzo 2022, dopo la celebrazione della santa messa nella chiesa della Madonna del Pozzo in piazza della Vittoria, al monumento della ex vetreria Taddei, dove è stata deposta una corona d’alloro, sono stati resi tutti gli onori ai caduti che, nel 1944 di settantotto anni fa, in seguito allo sciopero del 4 marzo, furono prelevati dalle loro abitazioni, sottratti alle loro vite, barbaramente, perché antifascisti e portati alla stazione di Santa Maria Novella, direzione campi di sterminio nazisti. L’11 marzo arrivarono a Mauthausen.
Pochissimi di loro riuscirono a tornare a casa. Grazie a chi tornò e ai loro familiari, alcuni presenti stamattina alla commemorazione, abbiamo avuto testimonianze preziose, anche se alcuni di loro ci hanno lasciati in questi anni.
Dopo gli anni della pandemia sono tornati gli ‘amici’ austriaci della cittadina Sankt Georgen an der Gusen, con Erich Wahl.
Presenti le scuole, con alcune classi della secondaria Busoni, che hanno omaggiato l’anniversario portando un grande cartellone con su scritta la data dei venticinque anni di amicizia con Gusen.
Immancabili le autorità istituzionali, militari, civili, religiose e tutte le associazioni di volontariato, Aned, Anpi, associazione dei Carabinieri, Pubbliche Assistenze Riunite di Castefiorentino.
«L’8 marzo è una data molto importante per la nostra città – ha detto il sindaco Brenda Barnini -. 78 anni fa furono presi e deportati 26 operai e portati nei campi di sterminio. Luoghi dove hanno perso la vita i nostri concittadini, padri figli, fratelli, amici, come molti di noi stamani che avevano manifestato pochi giorni prima contro il regime fascista. Avevano esercitato un diritto di libertà di pensiero. Raccontare questa storia è molto difficile perché per fortuna grazie al lavoro di familiari, di generazione in generazione, la memoria è stata trasmessa. Però più passano gli anni e più ci si allontana da questi fatti accaduti. Non si può non pensare che la pace, di cui siamo felici testimoni da tanti anni nel nostro paese, nel nostro continente, sia fortemente minacciata. Non si può non pensare che a un giorno e mezzo di macchina da qui ci sono persone che scappano dall’atrocità di una guerra. Viviamo in un mondo in cui esistono dittatori. Per noi è la storia su cui abbiamo costruito il nostro futuro per altri. È il qui e d’ora. Non possiamo fare solo fare testimonianza per ricordare. Dobbiamo opporsi – prosegue il sindaco – alle ingiustizie e riconoscere i soprusi di oggi. E farlo soprattutto per i ragazzi, per cui vogliamo che vivano altrettanti anni di pace. Da poco ci hanno lasciati due figure internazionali, Gino Strada e David Sassoli, molto diversi tra loro ma in eguale maniera ispiratori di percorsi di pace, di cura e di rispetto. Ci hanno lasciato anche persone a noi più vicine: Sauro che ci manca sempre. Essere qui vuol dire prendere un pezzettino di responsabilità e portarla avanti. I luoghi dell’orrore vanno visitati per essere compresi. La pandemia ci ha tolto anche il viaggio della memoria, una delle mancanze più grandi. Io spero che questo sia ultimo anno in cui dobbiamo farne a meno e mi prendo l’impegno anche a nome degli altri sindaci, che nel 2023 si possano portare più ragazzi possibili. Per colmare anche quello che in questi tre anni non abbiamo potuto fare e per rendere ancora più giustizia a chi ha perso la vita così lontano da casa senza poter dire niente, lasciando però un segno così forte, così profondo, da averci dovuto ricamare sopra la forza della nostra democrazia. Da questo dobbiamo trarre forza, coraggio e speranza per continuare a lottare per la nostra libertà e per la nostra democrazia».
Alle parole del sindaco, si sono aggiunte quelle di Alessio Mantellassi, presidente del Consiglio Comunale con delega alla cultura della memoria, che spiega: «riuscire a rimanere amici nel tempo è molto difficile. Ma con Gusen siamo stretti da questo legame da oltre vent’anni. Tra di noi esiste una relazione di pace. Questo luogo ricorda la vetreria dove lavoravano tanti empolesi, quegli empolesi che aderirono allo sciopero che in quegli anni non era un diritto. Infatti pagarono con l’arresto come tanti altri. E fu colpita una città che venne ritenuta eccessivamente indomabile in quei giorni. Un territorio difficilmente controllabile e in tanti si presero quella responsabilità pagando con la vita. Abbiamo iniziato il percorso delle pietre d’inciampo partendo dai lavoratori della Taddei e poi per tutti gli altri. Stiamo costruendo una memoria di prossimità. Questo è un luogo rigenerato, diventato di servizi, di fruizione quotidiana che mantiene un suo richiamo alla storia della deportazione in questa città. Empoli si è trasformata nel tempo ma non ha perso di vista la sua identità e i suoi valori. Siamo qui anche stamani per rinnovare un impegno di pace. Voglio aggiungere che il nostro progetto di ‘Investire in democrazia’ ha avuto una adesione straordinaria: duemila studenti, dalle scuole elementari, alle scuole superiori. Una crescita incredibile e sul progetto delle pietre d’inciampo andranno ad aggiungersi altri 400 studenti. Il nostro impegno di ogni anno di fronte a questa ciminiera – e conclude – è quello che sappiamo bene che cosa succede quando si sceglie la guerra».
Si unisce alle parole del sindaco e di Mantellassi, Roberto Bagnoli, presidente Aned Empolese Valdelsa: «sono felice che oggi siamo tornati a commemorare l’8 marzo anche con i nostri amici di Sankt Georgen con i quali si è costituito una collaborazione che ci aiuta a costruire un percorso di memoria europea che possa consentire di capire quanto è successo nel ‘900 e evitare che si possano ripetere. Il ricordo va anche a due empolesi davvero importanti per l’Aned: Sauro Cappelli, anima dell’associazione e Nilo Frediani che è sempre stato con noi anche nei viaggi. Siamo riusciti a ritrovarsi qui, oggi, per mantenere la memoria di queste persone deportate. La fisicità del luogo è fondamentale. Dobbiamo portare avanti il principio di fare memoria, tutti insieme, per cercare di mantenere viva e reale la pace e la democrazia, che non sono scontate».
Infine, Erich Wahl: «quello che è successo qui nel 1944 ha reso possibile la nascita della nostra amicizia e un accordo di partenariato lungo venticinque anni. Questa amicizia ci permette di tutelare i confini, le lingue e soprattutto di vincere il passato e riuscire a conoscerlo per meglio gestire il futuro. Abbiamo avuto la possibilità di essere insieme alle scuole e alla amministrazione alla posa delle pietre d’inciampo e per noi è stato un momento emozionante e molto particolare. È importante che la memoria diventi parte di tutti i giorni per poter ricordare sempre.
Abbiamo fatto visita alla tomba di Nedo Nencioni che è stato uno dei padri fondatori di questa amicizia. Il nostro gemellaggio è pieno di energia, abbiamo fatto molte cose e i nostri ragazzi sarebbero felicissimi di poter tornare a Empoli a fare lo cambio come facevamo ogni anno. La ragione della nostra amicizia va ricordata sempre: niente di ciò che è stato deve più succedere, non dobbiamo dimenticare, non dovrà più esserci il fascismo.
Per voi – e conclude – abbiamo portato una installazione di tre tavole che saremo lieti di lasciarvi per mostrarla a tutti in una vostra ‘Casa della Memoria’. Anche da parte nostra un pensiero all’Ucraina: le guerre sono crimini contro l’umanità e di questo non ce ne dimenticheremo mai».
COSA RAPPRESENTA L’INSTALLAZIONE – Il trittico è così composto: nella prima tavola ci sono foto in cui la gente saluta Hitler quando entra in Austria. Ricevuto col saluto nazista e di giubilo; nella seconda tavola, è un mosaico con foto sia di persone che salutano Hitler, sia foto di montagne di corpi di cadaveri a Bergen-Belsen. Nella terza, invece, rimangono solamente i crimini dei nazisti con le montagne di morti. Le tre tavole sono ricoperte di oro e sono state messe all’ingresso di un municipio dove la gente è continuata a passare, perché il passato si può coprire con il più prezioso dei materiali, ma riuscirà a tornare sempre fuori. A corredo delle tre tavole, ci sono dei pezzi di vetro sbriciolato. Questo perché vuole ricordare che quello che è successo non deve più succedere e il fatto che sia di vetro è il legame ideale che unisce Empoli con Sankt Georgen.