Apre al pubblico Palazzo Portinari Salviati a Firenze
Apre al pubblico Palazzo Portinari Salviati a Firenze
Qui la memoria di Dante e Beatrice si intreccia al potere delle grandi famiglie fiorentine
Tornano visibili i preziosi cicli di affreschi di Alessandro Allori
LDC Group: “Custodi di un patrimonio di cultura”.
Il futuro è una residenza d’epoca, appartamenti di pregio e il “salotto” dello chef Vito Mollica
Nardella: “Un recupero mirabile per un luogo storico che sarà aperto a tutti”
Firenze, 7 aprile 2022 – È uno scrigno d’arte e d’architettura e al tempo stesso un luogo simbolico della grande storia di Firenze. Il recupero del magnifico Palazzo Portinari Salviati, nel cuore più antico di Firenze (a due passi dal Duomo), si configura come una vera e propria restituzione alla città e al mondo di un gioiello tra i più preziosi. Dopo oltre un decennio di abbandono e quattro anni di lavori per recuperare 12 mila metri quadrati d’interni, dal 15 aprile 2022 LDC Group riaprirà al pubblico uno degli edifici storici più prestigiosi di Firenze, oggetto di un accurato intervento di restauro condotto nel rigoroso rispetto delle strutture originarie. Al cantiere hanno lavorato 300 persone tra professionisti, operai e artigiani.
“Ci siamo presi cura di questa preziosa testimonianza di storia e di cultura, consapevoli di esserne solo i custodi – afferma Nelson Chang, AD di LDC Group da sempre appassionato dell’arte italiana – Il recupero di questo palazzo è anzitutto un’operazione di valorizzazione culturale affinché il suo patrimonio possa essere conosciuto e apprezzato da tutti”.
“Palazzo Portinari non è mai stato aperto alla città e al mondo intero come lo sarà da oggi – ha aggiunto questa mattina il sindaco Dario Nardella, intervenuto alla presentazione del restauro – Si tratta dello straordinario recupero di un luogo in cui è passata la storia di Firenze e che sarà aperto a tutti”.
Elaine Chang, responsabile dello sviluppo internazionale del gruppo, ha annunciato infatti che saranno organizzate visite guidate al palazzo almeno un giorno la settimana e il ricavato andrà a finanziare altri restauri in città.
L’intervento è stato realizzato sotto la tutela della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato.
Il restauro torna a far vivere la Corte di Cosimo I, la Corte degli Imperatori e la Cappella Salviati, dedicata a Maria Maddalena. Spazi di rara suggestione ed eleganza che conservano i preziosi cicli di affreschi dedicati all’Odissea e alle storie di Ercole, realizzati da Alessandro Allori e aiuti tra il 1574 e il 1576. Interamente recuperato il piano nobile con gli originali soffitti affrescati o a cassettoni (dove sono ancora visibili i decori quattrocenteschi con l’arma Portinari, una porta tra due leoni rampanti) che ospiterà un’esclusiva residenza d’epoca con 13 suite di grande eleganza, arredate con pezzi d’antiquariato e opere d’arte acquistati in aste internazionali tra cui alcuni importanti ritratti di personaggi legati alla storia del Palazzo (Maria de Medici, Francesco I de Medici, Alemanno Salviati, ecc.) che tornano così a Firenze. Nella parte dell’edificio non caratterizzata da elementi storico-artistici sono stati realizzati appartamenti di pregio ad uso residenziale, che in buona parte hanno già trovato un proprietario. Rispetto al progetto ereditato dalle precedenti proprietà, che prevedeva solo appartamenti, LDC ha deciso di destinare ad attività pubbliche tutta la parte di valore storico artistico del palazzo.
Al piano terra dal 15 aprile aprirà il “Salotto Portinari Bar & Bistrot”, con proposte ispirate alla tradizione culinaria toscana e italiana e l’obiettivo di essere un luogo d’incontro, dove troveranno sintesi accoglienza e bellezza.
Bisognerà invece attendere (entro il primo giugno) per poter ammirare la Cappella Salviati, ancora in restauro, e la Corte degli Imperatori e sale attigue, dove è in allestimento il ristorante “Chic Nonna”, il nuovo regno dello chef stellato Vito Mollica, che con la sua proposta di fine dining punta a diventare una vera e propria destinazione per gli amanti del bon vivre.
IL PASSATO – La casa nuova è il primo nucleo, del palazzo fatto costruire nella seconda metà del ‘400 dagli eredi di Folco Portinari, padre di Beatrice, unificando il complesso di case dove la musa di Dante aveva vissuto la sua infanzia e giovinezza. Ecco perché la memoria dell’edificio riporta al celebre incontro tra il Sommo Poeta e Beatrice narrato da Dante ne La Vita Nova. Saranno i fratelli Pigello, Acerrito e Tommaso Portinari, grazie alle fortune costruite con i banchi medicei di Venezia, Milano e Bruges (incarichi affidategli anche da Lorenzo il Magnifico) che porteranno a compimento il palazzo negli ultimi decenni del Quattrocento. Uno dei fratelli, Tommaso, commissionerà al pittore fiammingo Hugo van dei Goes il celebre Trittico con l’Adorazione dei Pastori oggi alla Galleria degli Uffizi. Delle parti monumentali del palazzo risalenti al ‘400 e al ‘500 non si conoscono gli autori ma “si dovette trattare di uomini di vasto ingegno e di artisti di non comune valore” scrive Guido Pampaloni, che fa il nome del grande architetto Michelozzo, con il quale i fratelli Acerrimo e Pigello coltivarono un profondo e duraturo rapporto. Il grande architetto restaurò la facciata e dimora dei due Portinari e fece il disegno della cappella Portinari in Sant’Eustorgio, ripetendovi la struttura quadrata della Sacrestia di San Lorenzo a Firenze.
Con il declino economico della famiglia, nel 1538 l’intera proprietà passerà allo Spedale di Santa Maria Nuova. Nel 1546 Jacopo Salviati – imparentato con Cosimo I dei Medici per via del padre Alamanno – acquisterà il palazzo e un gruppo di case attigue che saranno inglobate in un grande progetto di ampliamento. Il palazzo – lo confermano testimonianze del tempo – era sontuoso sia per l’architettura sia per l’eccellenza dei cicli pittorici e la rarità delle collezioni, che raccoglievano i protagonisti della scena artistica del ‘400 e del ‘500: Donatello, Verrocchio, Cellini, Bronzino. Oggi restano gli splendidi ambienti affrescati dall’Allori, la Corte degli Imperatori e le stanze attigue e la cappella dedicata a Maria Maddalena.
Nel 1768 sarà il duca Anton Maria Salviati a vendere il palazzo al cavalier Niccolò Serguidi per 18 mila scudi. Nei secoli seguenti il complesso passa di mano più volte. Durante il periodo di Firenze capitale ospita il Ministero di Grazia e Giustizia e nel 1921 diviene sede della direzione generale della Banca Toscana.
IL RESTAURO – Un’articolata ricerca storico-artistica e un’approfondita campagna di indagini diagnostiche hanno preceduto l’intervento di restauro architettonico e delle superfici decorate del palazzo. A piano terra restaurati i cicli di affreschi eseguiti da Alessandro Allori e aiuti, tra il 1574 e il 1576, nella Corte degli Imperatori e nelle sale adiacenti, con Storie dell’Odissea e Storie di Ercole, e il singolare fregio della Batracomiomachia con la rappresentazione della battaglia tra topi e rane tratto dal poemetto attribuito a Omero. Al piano nobile le magnifiche stanze con gli originali soffitti quattrocenteschi a cassettoni, decorati con l’arma Portinari (una porta tra due leoni rampanti) o affrescati, sono state interamente recuperate e il restauro ha portato alla scoperta di splendide pitture sulle pareti della Galleria, nascoste sotto strati di colore dipinti successivamente.
Più complesso, e ancora in corso, il recupero della Cappella Salviati, consacrata nel 1581, preziosa testimonianza del processo di trasformazione che interesserà la pittura sacra (proprio per l’intervento dell’Allori).