Comunicato del comitato Trasparenza per Empoli relativo ad alcune affermazioni fatte durante il dibattito multiutilty
Comitato Trasparenza per Empoli
21-08-24
Leggendo i molti articoli usciti in questi giorni riportanti le posizioni e argomentazioni di
vari esponenti del mondo politico sulla questione multiutility, colpisce in modo particolare
quello della ex sindaca di Empoli Brenda Barnini, avente chiara finalità di posizionamento
politico all’interno del suo partito, rispetto al quale ci sentiamo nostro malgrado in dovere
di intervenire facendolo esclusivamente sui contenuti tecnici e normativi per i quali sono
dovute adeguate precisazioni onde evitare fraintendimenti nei lettori.
Nell’articolo si afferma che “Aggregazione serve per impedire che i servizi pubblici
finiscano in mano ai privati”.
Nella realtà l’unico e solo modo per impedire che i servizi pubblici finiscano in mano ai
privati è con la gestione diretta dei comuni in forma associata, come previsto dalla
Costituzione Italiana Art. 43 e riconosciuto dalla Comunità Europea, che permetterebbe di
non mettere più a bando di gara la gestione dei servizi, mentre con una multiutility mista
pubblico privata come da lei proposta succederà inevitabilmente il contrario, ovvero che
prima o poi perderemo i bandi di gara e con loro la gestione dei servizi che andrà nelle
mani dei privati.
Parlando del tema rifiuti prosegue affermando che “nessun progetto di sviluppo e
progresso della Toscana può esistere senza il protagonismo di Firenze e dei suoi
amministratori”.
Su questo è bene ricordare che Firenze arriva appena al 53% di raccolta differenziata,
pensare quindi che un comune con conclamate incapacità gestionali debba essere
protagonista vuol dire obbligare tutti gli altri più virtuosi a regredire verso l’ultima della
classe. Firenze deve accettare di imparare da chi già fa meglio di lei, quindi non
protagonista ma attenta studentessa.
Anche sulla gestione dell’acqua Firenze con Publiacqua non può certo permettersi di
insegnare niente ai comuni più virtuosi, come quelli soci in Acque spa che dimostra risultati
di esercizio migliori.
Importante altro tema affrontato da Barnini: “il mio territorio dovrà presto dare una risposta
alla domanda su come si finanzia il riacquisto delle quote di Acea”.
Per prima cosa ricordiamo che il socio privato in Acque Spa, con il 45% del capitale
sociale, non è ACEA Spa ma Acque Blu Arno Basso spa (ABAB), controllata da ACEA con
il 76,67%.
Non intendiamo snocciolare le leggi ed i regolamenti per non tediare il lettore, ma non
possiamo evitare di precisare che ALIA non dovrà acquistare le quote di Acque Spa
detenute da ABAB, non è una questione di volontà o di merito, è la legge che non lo
consente in quanto alla scadenza dell’affidamento, Acque SpA cesserà la sua attività e
sarà indetta una procedura ad evidenza pubblica per un nuovo gestore. Di conseguenza
le quote di ABAB non saranno acquistate ma liquidate e quindi il nuovo gestore dovrà
corrispondere ad Acque SpA (non ad ABAB) il Valore Residuo calcolato da A.I.T. (al 2031),
il socio pubblico del nuovo gestore dovrà farsi carico del finanziamento del 55% del Valore
Residuo, € 121 milioni di euro mentre riceverà da Acque SpA, al termine della liquidazione,
€ 158 milioni di euro.
In pratica la nuova azienda dovrà dare ad Acque l’equivalente del suo valore per liquidarla
e successivamente riceverà da Acque tutte le sue proprietà e beni costituenti dotazione
del servizio idrico in modo da poter continuare la fornitura del servizio.
Altre modalità di liquidazione del socio privato non sono ammesse salvo che si voglia
agevolarlo e regalargli somme improprie. Sarà nostro dovere vigilare perché questo non
avvenga. Questo è un chiaro esempio del perchè essere contrari alla quotazione in borsa,
infatti è la dimostrazione che non servono finanziamenti privati per la gestione dei servizi
pubblici.
Sulla questione impiantistica, gassificatore e chiusura del ciclo rifiuti affrontati nell’articolo
in riferimento al suo convinto sostegno a impianti come gassificatori o inceneritori,
troviamo nella realtà risposte concrete per arrivare ad un modello di gestione virtuoso nei
bilanci di Alia dove viene riportata l’entità dei “Ricavi da altre attività” di € 44.988.043 , i
quali sono principalmente i proventi conseguiti per la vendita dei materiali (carta, acciaio,
ferro, apparecchiature elettroniche, vetro, plastiche ecc) provenienti dalla raccolta
differenziata dei rifiuti, che vanno di fatto a compensare circa il 50% dei costi operativi
sostenuti per Trasporto trattamento e smaltimento Rifiuti.
Questo ci indica che investendo nel potenziamento della raccolta differenziata (vedi il caso
Fiorentino) e in impianti di separazione ed avvio al riciclo e per il riciclo effettivo, si
otterranno importanti riduzioni dei costi che andranno realmente ad alleggerire le bollette.
Diversamente investendo in gassificatori o inceneritori, i quali rappresentano sempre e
solo voci di costo passive senza nessun ritorno, si otterrebbero solo ulteriori costi che
aumenterebbero le nostre bollette.
Rispetto alla affermazione sulla necessità di trovare “risposta al tema del reperimento delle
risorse economiche necessarie a ripagare gli investimenti e non scaricare tutto sulle
bollette dei cittadini”, precisiamo ancora una volta, onde evitare ogni frainteso, che per
legge tutte le società di gestione sono obbligate a ripagare interamente gli investimenti
attraverso le bollette, quindi non si capisce se la ex sindaca sia o meno a conoscenza
della legge in materia (obbligo di ripagare gli investimenti attraverso le bollette), oppure se
stia proponendo di rivedere la legge stessa.
Comunque sia anche noi cittadini riprendendo le sue parole ci sentiamo di ricordare a tutti
gli esponenti di tutti i partiti che “se l’obiettivo è rafforzare le aziende pubbliche toscane
iniziamo a parlare seriamente di questo e smettete di usare questi temi solo in chiave di
posizionamento interno.