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GIORNI DI PARE”: il lucchese PARE e l’arte di trasformare le inquietudini in poesia

IL CONSCIOUS RAP DI PARE IN UN’INTROSPEZIONE SINCERA E STRUGGENTE CHE CI INVITA A RIFLETTERE SULLE NOSTRE FRAGILITÀ

Dopo il successo di “Il mondo collassa“, Pare, al secolo Michele Pasquali, torna con un nuovo singolo carico di emozioni e introspezione: “Giorni di Pare“. Questo pezzo, un conscious rap dai tratti nostalgici avvolto da un dark beat ipnotico, rappresenta un tuffo nelle inquietudini dell’artista, un racconto crudo e sincero delle sue giornate trascorse a combattere con le proprie ansie ed i propri demoni.

 

Ascolta su Spotify.

 

Nato da un’esperienza diretta del giovane rapper lucchese, il brano – il cui titolo ha una duplice accezione, riflettendo sia le paranoie dell’artista che il suo pseudonimo -,  è un vero e proprio fraseggio interno con le paranoie, un dialogo aperto con quei pensieri che martellano la mente e da cui ci si vuole liberare. Il testo, ricco di incastri evocativi, mette in evidenza la solitudine e la ricerca di una via di fuga attraverso la musica: «Ricordo i giorni da solo, avevo bisogno di un fuoco che mi scaldasse le tempie; sopra un foglio il mio unico sfogo». Questi versi iniziali, ci trasportano immediatamente nel mondo di Pare, un luogo in cui l’isolamento e il bisogno di esprimersi diventano urgenza, una necessità di evasione palpabile e incalzante. La musica diventa l’unica via di salvezza, un modo per scaldare l’anima e trovare un rifugio dalle proprie paure, dalle proprie incertezze e da un mondo che spesso ci relega «in un angolo buio, sempre distante».

 

Nel silenzio assordante di questa battaglia interiore che strappa voce, parole ed energie, “Giorni di Pare” diventa il grido di chi è prigioniero di se stesso, un grido che si trasforma in resistenza e Sentivo le voci dentro di me cantare, tu sminuivi il problema, io mi sentivo affondare. Farò musica per farle parlare». In questo verso, personale e toccante, Pare esprime la difficoltà di vivere con le paranoie, la frustrazione di sentirsi incompreso e la risolutezza di utilizzare l’arte come strumento per dare forma alle proprie inquietudini, per rendere udibili le urla nascoste tra le ferite dell’anima. È una dichiarazione di intenti che mostra la volontà di trasformare il dolore in rinascita, liberandosi dalle proprie catene.

 

Nel suo stile inconfondibile, Pare non manca di lanciare uno sguardo critico alla società, sottolineando le sue contraddizioni e falsità: «Siamo in una stanza senza luce, per l’Italia è ancora il Duce che ti illude di essere qualcuno, ma davanti a Caronte prenderai solo schiaffi e tu non sei nessuno». Liriche che racchiudono un duro attacco alle illusioni e alla superficialità che pervadono la nostra epoca. Un invito in musica a guardare oltre le apparenze e a cercare una verità più profonda, nonostante le difficoltà che questo comporta.

«”Giorni di Pare” – dichiara l’artista – è nato sentendo i cori del beat, che ho voluto usare proprio come se fossero le varie paranoie che cantavano dentro di me.»

Questo approccio gli ha permesso di creare un pezzo capace di parlare non solo della sua esperienza, ma di diventare una catarsi per tutti coloro che lo ascoltano. I cori in sottofondo si fanno emblema di un Io distorto che ciascuno di noi può conoscere nei momenti di difficoltà, rappresentando un’evocazione poetica di un conflitto che si può vincere solo con il coraggio di guardarsi dentro, senza filtri e senza giudizio.

 

“Giorni di Pare” è un invito a confrontarsi con le proprie paure, a trovare la propria voce in mezzo a tante e a non arrendersi mai. È un richiamo a non lasciarsi sopraffare dalle avversità, convertendole in opportunità per crescere e riscoprire se stessi. Pare ci guida in questo cammino di scoperta, ricordandoci che solo affrontando le nostre ombre possiamo trovare veramente la luce.

 

 

Biografia.
Pare, al secolo Michele Pasquali, è un rapper e musicista italiano di Forte dei Marmi, in provincia di Lucca. La sua vita è stata fin dall’infanzia profondamente intrecciata alla musica: ha iniziato il suo viaggio artistico studiando pianoforte, per poi passare al clarinetto durante gli anni delle scuole medie. È in questo periodo che scopre e si appassiona al rap, un genere che si rivelerà fondamentale nella sua crescita personale e artistica. La decisione di lasciare la scuola a 18 anni segna un punto di svolta nella sua vita, scegliendo di dedicarsi a tempo pieno alla musica. Questo passo audace riflette il suo impegno nel perseguire il sogno di utilizzare i suoi brani non solo come forma di espressione personale, ma anche come strumento di sostegno e ispirazione per chi li ascolta. La sua arte si propone di essere una spalla su cui appoggiarsi e una guida per navigare le complessità della vita, dimostrando un desiderio profondo di connessione e condivisione attraverso le sue creazioni musicali.

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Redazione

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