Run For Sla, tra gli ospiti Gravili: ‘ Il disabile in primis è una persona, poi un malato’
Si è tenuta il 6 settembre a Roma presso il Centro Ricreativo Dipendenti Difesa dell’Aeronautica Militare la conferenza stampa di presentazione del progetto ‘Run for Sla’
La Run for Sla, è la staffetta della generosità, 340 atleti partecipanti, partita da Agrigento lo scorso 28 Agosto che terminerà il 13 settembre a Venezia, che ha tra gli obiettivi principali quello di far conoscere attraverso un’informazione puntuale la SLA, ossia la sclerosi laterale amiotrofica, una malattia neurodegenerativa che colpisce circa 1000 persone l’anno in Italia, che ad oggi resta senza cura e che crea notevoli disagi sia al malato che ai caregiver che se ne prendono cura. La Run for Sla ha anche tra i suoi scopi principali quella di sensibilizzare le persone su tale patologia. Le donazioni raccolte nel corso della Run For Sla verranno devolute al Centro Ricerche IRCCS dell’Ospedale San Raffaele di Milano, riferimento nazionale per lo studio di questa malattia.
All’evento oltre a tante cariche istituzionali e di rilievo ha preso parte anche Giovanni Gravili, Presidente dell’Associazione i Nodi dell’amore, che da anni si batte, grazie alla sua associazione, per dare dignità al mondo della disabilità e affinché il ruolo di caregiver venga riconosciuto come lavoro e quindi in termini contributivi prima e previdenziali poi.
Le barriere architettoniche, spiega Gravili nel corso del suo intervento, andrebbero abolite per tutti, non solo per i disabili, si pensi agli anziani che magari faticano a deambulare per l’età che avanza, ad una mamma col passeggino che fatica in tantissimi ambienti ad accedere se non supportata da qualcuno che alza il passeggino, a chi si è semplicemente fatto male ad una gamba e per un breve periodo ha le stampelle, possibile che a queste persone, pur normodotate, debba venire negato l’accesso a determinati ambienti perché sprovvisti di pedana o accesso facilitato?
Solo se si farà questa evoluzione mentale, che presuppone di ‘andare oltre il proprio orticello’ e di osservare ove esistono barriere architettoniche al fine di abbatterle, ancor prima che il problema si ponga, si potrà di conseguenza ideare un mondo migliore a misura di disabile”.
A cura di Erica Venditti