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“Vivere in un campo profughi”, incontro sui rifugiati palestinesi in Libano

Sabato 26 ottobre alle 17, Auditorium, Palazzo Pretorio

“Vivere in un campo profughi”, incontro sui rifugiati palestinesi in Libano

Saranno presenti i componenti delle delegazione del ‘Comitato per non dimenticare Sabra e Shatila’

 

EMPOLI – Un evento che porterà il pubblico presente, attraverso immagini e video, in un campo profughi in Libano, guardando senza filtri le reali condizioni dei rifugiati palestinesi, ricordando per mai dimenticare, il massacro di Sabra e Shatila. L’iniziativa denominata “Vivere in un campo profughi: i rifugiati palestinesi in Libano”, è patrocinata dal Comune di Empoli, promossa dalle associazioni Amicizia Italo Palestinese onlus e Assopace Palestina Firenze e si terrà sabato 26 ottobre 2019 alle 17 nell’Auditorium di Palazzo Pretorio, in piazza Farinata degli Uberti.

I membri toscani della delegazione faranno una breve illustrazione del contesto politico libanese, ricorderanno appunto l’eccidio di Sabra e Shatila avvenuto tra  fra le 6 del mattino del 16 e le 8 del mattino del 18 settembre 1982 e, con il supporto di video e foto, racconteranno la loro esperienza nei campi profughi per far conoscere le condizioni di vita dei rifugiati palestinesi in Libano. L’ingresso è libero.

 

L’EVENTO – Il comitato “Per non dimenticare Sabra e Shatila” dal 2000, ogni anno, grazie al lavoro dei giornalisti Stefano Chiarini e Maurizio Musolino scomparsi nel 2007 e 2016, si reca in Libano per ricordare quel tragico evento e portare solidarietà ai rifugiati palestinesi che vivono nei campi profughi del Paese del Cedri.

L’esilio dei palestinesi in Libano dura da 71 anni, in seguito alla guerra di pulizia etnica del 1948 (Nakba palestinese) e alla proclamazione dello Stato di Israele. I primi rifugiati furono distribuiti in Campi sparsi sull’intero territorio libanese. La loro gestione fu affidata all’inizio alla Croce Rossa con il compito di distribuire le tende, gli aiuti alimentari ed assicurare le prime cure ai feriti. In seguito, nel 1949, l’ONU creò l’UNRWA (United Nations Relief and Works Agency for Palestine Refugees) con l’incarico di provvedere agli aiuti, sanità, istruzione, affari sociali e lavoro dei rifugiati palestinesi.

Tra tutti i profughi palestinesi che hanno cercato rifugio nelle varie nazioni del mondo, quelli fuggiti in Libano risultano essere i più sventurati. Quasi tutti sono originari del nord della Palestina, da Acri, a Safad e ai villaggi della Galilea.

In un primo momento, i rapporti tra le autorità libanesi e rifugiati palestinesi sono improntati alla reciproca comprensione, fino al 1959 momento in cui Israele dichiarò esplicitamente il suo rifiuto ad applicare la Risoluzione 194 dell’ONU che prevedeva il Diritto al ritorno dei profughi, la restituzione o il rimborso dei beni sottratti illegalmente dalle istituzioni sioniste. A causa di questa decisione lo stato Libanese varò subito dopo, nel 1962, una legge che classificava i palestinesi come “stranieri” e, in quanto tali, rendeva loro obbligatoria la richiesta di un permesso di lavoro per poter svolgere una qualsiasi attività.

I Campi ufficiali in Libano sono 12 suddivisi tra il nord (2), Beirut (4), Sidone (2), Tiro (3), Baalbek (1) ed ospitano circa 450.000 palestinesi. Come in tutte le società, esiste anche una classe di palestinesi appartenenti ad una fascia più agiata che fino dal 1948 si installò al di fuori dei Campi nelle principali città libanesi. Ad oggi si stima che i rifugiati palestinesi in Libano siano 200mila, non vengono loro riconosciuti i diritti all’istruzione, alla salute, al lavoro, alla proprietà né la possibilità di costituire associazioni o sindacati; tutti i servizi di cui possono beneficiare sono offerti dall’Unrwa.

 

 

Franca Ciari

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