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Emergenza abitativa: FIMAA, la causa non sono le locazioni turistiche e brevi ma i 9,5 milioni di case vuote

Emergenza abitativa: FIMAA, la causa non sono le locazioni turistiche e brevi ma i 9,5 milioni di case vuote

La Federazione interviene al presentazione del terzo Rapporto Federproprietà-CENSIS “Agenda 2024-2030 la transizione abitativa: la casa possibile”

Roma 13 dicembre 2024 – La mancanza di immobili da destinare a locazioni abitative non è dovuta alle locazioni turistiche e brevi, o alla mancanza di abitazioni ma al fatto che in Italia ci sono 9,5 milioni di abitazioni vuote che non vengono reimmesse sul mercato, su 35 milioni di abitazioni in Italia. “Per fronteggiare questa emergenza, è necessario creare un Tavolo Unico per tutte le problematiche della Casa esteso a forze politiche, Associazioni professionali e imprenditoriali, per un confronto costruttivo per modificare la normativa sulle locazioni, ormai desueta, e la disciplina riguardante l’edilizia nel suo complesso, tutelando la proprietà privata, e “senza criminalizzare un proprietario che cerca il miglior reddito”. Lo ha detto Maurizio Pezzetta, Vicepresidente Vicario della FIMAA-Confcommercio, intervenendo alla presentazione del terzo Rapporto Federproprietà-CENSIS “Agenda 2024-2030 la transizione abitativa: la casa possibile” che si è svolta questa mattina presso il Senato.

Secondo il Vicepresidente Vicario “le locazioni brevi e le locazioni turistiche non devono essere demonizzate e non costituiscono ‘il problema’. Le abitazioni destinate a tale uso rappresentano appena il 2% del patrimonio immobiliare nazionale, mentre nelle città d’arte si arriva al massimo al 6%”. Nettamente superiore il numero delle abitazioni vuote: “sono quasi 9,5 milioni su 35 milioni totali” ha proseguito Pezzetta, “per questo la criticità della mancanza di abitazioni non dipende dalle locazioni brevi o turistiche e neanche dalla mancanza di abitazioni, ma dalle motivazioni che spingono i proprietari a tenerle vuote. Pertanto, occorre agevolarne la re-immissione sul mercato immobiliare con misure sia di carattere fiscale, sia a tutela dei proprietari”.

Le proposte avanzate dalla FIMAA, e illustrate dal Vicepresidente Vicario, sono diverse: dal dimezzamento dell’IMU per chi loca con contratto abitativo ordinario, all’esenzione dal pagamento delle imposte sui redditi non percepiti sulla casa in caso di inquilini morosi, fino a “considerare il contratto di locazione un titolo esecutivo per procedere per il rientro in possesso dell’immobile, senza dover aspettare la convalida della finita locazione”.

Infine, tornando sul tema delle locazioni brevi e turistiche, Pezzetta ha evidenziato come l’applicazione della nuova normativa sul Codice CIN sia “disomogenea, e provochi quindi difficoltà interpretative. Alcune norme sono infatti in contrasto con le regolamentazioni comunali, regionali e nazionale e questo genera ovviamente incertezze su quale regola vada rispettata. Ci sono anche delle criticità per ottemperare alle disposizioni. Ad esempio il Codice CIN deve essere obbligatoriamente esposto all’esterno dello stabile in cui è collocato l’appartamento o la struttura ricettiva, ma lo stesso decreto prevede che debbano essere rispettati giustamente ‘eventuali vincoli urbanistici e paesaggistici’. Molte strutture ricettive però non potranno esporre il CIN se si trovano in uno stabile coperto da divieto assoluto di affissione, oppure laddove non ci sia lo spazio materiale per rispettare questo obbligo. Malgrado ciò – ha concluso il Vicepresidente Vicario di FIMAA, – correranno il rischio di essere sanzionate, se l’ispettore di turno che effettua i controlli si atterrà scrupolosamente al dettato della norma”.

 

Ufficio stampa FIMAA

Redazione

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