Prorogata sino al 5 marzo la mostra “Tempo Reale e tempo della realtà. Gli orologi di Palazzo Pitti dal XVII al XX secolo”
Nel corso di questi mesi l’esposizione ha ottenuto grandi consensi di pubblico oltre che ottimi riconoscimenti da parte della stampa e della critica di settore. Per tali motivi è stato deciso di mantenerla aperta altri due mesi del nuovo anno, affinché altri visitatori, oltre alle numerose scolaresche che ne hanno fatta richiesta, possano visitarla e scoprire l’importante collezione di orologi conservata nei prestigiosi ambienti di Palazzo Pitti.
In mostra circa sessanta orologi selezionati da un patrimonio totale di oltre duecento esemplari, la maggior parte storicamente legati al Palazzo oppure acquisiti in seguito a donazioni per le collezioni museali, scelti in base alla forma e destinazione d’uso e ambientati in una suggestiva scenografia di arredi e dipinti coevi.
Studiati per lo più come parte dell’immenso patrimonio di arredi e opere d’arte di Pitti, gli orologi, testimoni (quasi) silenziosi dello scorrere degli eventi, furono importanti per poter regolare i ritmi della vita a corte, oltre che simboli di prestigio per chi li possedeva. La mostra consente di apprezzarne la straordinaria qualità sia dal punto di vista tecnico scientifico che da quello storico artistico.
Esposta anche un’ampia panoramica di strumenti scientifici, come la replica del Giovilabio di Galileo o diversi esemplari di orologio solare, utilizzati per misurare il tempo prima della nascita dell’orologio e provenienti da altri musei fiorentini quali il Museo Galileo e il Museo Stibbert.
Inseriti in un suggestivo e spettacolare allestimento, i segnatempo in mostra documentano stili di epoche diverse, e i gusti di coloro che si successero sul trono del Granducato di Toscana: dalla sobria eleganza della religieuse decorata con lo stemma mediceo e con la mostra sorretta dalla figura alata e barbuta, allegoria del tempo, all’orologio raffigurante una maestosa Aurora, ogni pezzo ci dimostra quanto fosse importante dare al tempo una materializzazione simbolica. Il quadrante diviene così il centro di una composizione che avvolge l’incessante girare delle lancette; principali fonti d’ispirazione per gli artigiani che decoravano questi manufatti furono le divinità mitologiche, personificazione d’idee astratte legate allo scorrere delle ore, ma anche animali dal significato metaforico, come nell’esemplare di orologio da mensola allocato sul dorso di un elefante, simbolo di pazienza e longevità.
Accompagnati dal ticchettio degli orologi, e suggestionati dall’idea di udire gli stessi suoni che echeggiavano nelle sale di Palazzo Pitti quando era ancora Reggia, si arriva quindi alla sezione dedicata al rapporto fra tempo e musica. In mostra straordinari strumenti musicali risultato dell’applicazione di congegni sonori al meccanismo dell’orologio, in modo da farlo suonare allo scoccare di ogni ora, o ancor più spesso. Superbo esempio ne è l’Orchestrion esposto nella Sala della Musica, congegno in grado di suonare come un’orchestra, regolato dall’orologio a lira posto sulla sua sommità.
Il corpus di segnatempo di Palazzo Pitti trova un perfetto completamento nelle donazioni da parte di collezionisti d’importanti gruppi di orologi da persona, pervenute al Museo del Tesoro dei Granduchi a partire dal 1929. Esposta una selezione in mostra, questa tipologia di orologi s’impose in maniera significativa a partire dai primi anni dell’Ottocento, per divenire sinonimo di eleganza sia maschile sia femminile; anche in questa sezione gli orologi sono accostati a dipinti così da poter osservare come s’indossavano tali accessori.
Oggetto funzionale, ma allo stesso tempo ornamento prezioso, l’orologio da indossare è un accessorio che muta di pari passo con il cambiamento sociale in atto alla fine del XIX secolo e che giunge alla sua metamorfosi definitiva con l’orologio da polso, così fondamentale per i nuovi, frenetici ritmi della vita nell’epoca moderna.
La mostra a cura, come il catalogo edito da Sillabe, di Enrico Colle e Simonella Condemi, è promossa dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo con le Gallerie degli Uffizi e Firenze Musei.